La buona novella di Ludovica Bifulco

Da una solida tradizione familiare di collezionismo nasce la galleria di una venticinquenne, Nashira Gallery

Ludovica Bifulco
Michela Moro |  | Milano

Ludovica Bifulco è figlia di collezionisti e ha deciso di esporre e valorizzare la collezione di famiglia, Collezione 54, aprendo Nashira Gallery a Milano. Qua, una selezione di opere di giovani artisti si interfaccia con pezzi provenienti dalla raccolta che conta più di 500 opere di autori tra italiani ed extraeuropei. «Ho vissuto nel mondo dell’arte e del collezionismo grazie ai miei genitori, però ho sempre visto le opere imballate perché mio padre non le ha mai esposte; da piccola le volevo in casa e sognavo di avere uno spazio dedicato», racconta la venticinquenne neogallerista.

L’arte contemporanea, nella sua più ampia accezione, è protagonista, tra dipinti, sculture, carte, fotografie, installazioni, videoarte, arte digitale, fino alla più recente criptoarte. Per il primo debutto collettivo, tra opere esposte e in vendita («Profezia», sino al 24 febbraio), la scelta è caduta su quattro artisti sudafricani della collezione: William Kentridge (Johannesburg, 1955), con la video opera sonora «Waiting for the Sibyl», Wim Botha (Pretoria, 1974), Teresa Kutala Firmino (Pomfret, 1993) e Mafafo Kimathi (Kimberly, 1984), ai quali fanno da contraltare gli italiani Andrea Grotto (Schio, 1989) e Andreas Zampella (Salerno, 1989).

«Il sipario verde» di Zampella e «I vaticini», opere indossabili di Grotto, innescano un dialogo con i loro interlocutori lontani. Lo scouting per Nashira avviene tra gallerie internazionali, fiere e attraverso l’osservazione di chi termina i suoi studi nelle varie accademie e scuole d’arte. «È una selezione accurata perché, data l’importanza della collezione, bisogna scegliere giovani artisti “all’altezza”», puntualizza Ludovica Bifulco. A questo proposito lei non ha dubbi: «Molti degli acquisti sono frutto di una decisione comune; ovviamente il mio parere contava meno di quello dei miei genitori, però abbiamo sempre condiviso le scelte e nella maggioranza dei casi ci troviamo daccordo. Sicuramente mio padre guarda anche al mercato e agli investimenti, mentre per me e mia madre contano di più i risultati formali. La scelta finale è condivisa anche con Samuele Menin, membro del team di Nashira che ci ha seguito come consulente in questi anni».

Il nome dello spazio, infine, desta curiosità. La spiegazione è: deriva da una stella del Capricorno, segno guida della galleria; il suo significato in arabo è «Portatrice di Buona Novella».

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Michela Moro