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L’Istanbul Modern. Foto Cemal Emden

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L’Istanbul Modern. Foto Cemal Emden

Istanbul si fa contemporanea

Il nuovo Istanbul Modern finalmente inaugurato dopo cinque anni di costruzione. Un nuovo grande spazio per l’arte contemporanea progettato da Renzo Piano

Gareth Harris

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L’Istanbul Modern, inaugurato nel 2004 come «primo museo d’arte moderna e contemporanea della Turchia», ha riaperto il 20 giugno dopo lavori durati cinque anni. L’edificio di 10.500 metri quadrati è stato progettato da Renzo Piano. «Il design trasparente e accessibile del nuovo edificio riflette l’etica del museo», si legge in un comunicato stampa. Il nuovo spazio, rivestito di pannelli di alluminio 3D «che evocano le squame di un pesce», comprende una biblioteca, spazi educativi e per eventi su cinque piani.

L’Istanbul Modern è stato inaugurato quasi vent’anni fa in un ex magazzino nel quartiere di Karaköy, affacciato sul Bosforo. Dopo cinque anni di lavori (durante i quali la collezione è stata temporaneamente esposta in un vicino edificio del XIX secolo) la nuova sede apre nel sito originale del museo.

Il nuovo edificio dell’Istanbul Modern è stato costruito con il sostegno congiunto del Gruppo Eczacıbaşı e del Gruppo Doğuş-Bilgili Holding, sponsor principale. La famiglia Eczacıbaşı, uno dei principali mecenati del Paese, gestisce un conglomerato che comprende prodotti per l’edilizia, di consumo e sanitari, secondo il sito web della società. Il costo del nuovo edificio non è stato reso noto.

Il programma di lancio comprende cinque mostre, tra cui una rassegna cronologica dell’arte turca dal 1945 al dopo 2000, con opere di Fahrelnissa Zeid, Sarkis, Ayşe Erkmen e Gülsün Karamustafa. Viene inoltre presentata un’installazione recentemente commissionata a Refik Anadol, protagonista dell’arte realizzata con Intelligenza artificiale, intitolata «Infinity Room: Bosphorus» (l’opera site specific è basata su dati ambientali raccolti in tempo reale nell’area di Istanbul).

Una seconda mostra, «Always Here», comprende 17 opere di 11 artiste che sono confluite nella collezione permanente grazie al Women Artists Fund istituito nel 2016; tra loro figurano Mehtap Baydu, Hera Büyüktaşçıyan, İnci Eviner e Selma Gürbüz. La collezione fotografica del museo, la prima del suo genere in Turchia, presenta 22 ritratti scattati dal regista e direttore Nuri Bilge Ceylan nella mostra «In Another Place».

Una nuova opera in tre parti di Olafur Eliasson, «Your unexpected journey» (2021), si staglia appesa sopra la scalinata centrale, mentre le sculture allestite all’esterno includono «The Most Beautiful of All Mothers (I)» (2015) di Adrian Villar Rojas, «House Version» (2005) di Richard Deacon e «Runner» (2017) di Tony Cragg. Proprio Cragg l’anno scorso ha difeso la decisione di prestare la sua scultura alla Istanbul Modern dopo che l’artista Mürüvvet Türkyilmaz l’aveva criticato sul quotidiano «The Observer» dichiarando: «Se in Turchia c’è libertà di espressione, perché ci sono ancora così tante persone in prigione solo per essersi espresse sui diritti umani?». Cragg ha risposto: «L’arte è una forza per il bene. Espongo le mie opere per tutti, non per un gruppo specifico ma, in questo caso, per l’intera popolazione turca».

Negli ultimi 40 anni a Istanbul sono sorte numerose istituzioni artistiche. Ma, sottolinea lo scrittore e giornalista turco Osman Can Yerebakan ma residente a New York, «lo hanno fatto sotto l’occhio vigile e la minaccia implicita del regime del presidente Recep Tayyip Erdoğan».

L’Istanbul Modern. Foto Cemal Emden

Gareth Harris, 03 maggio 2023 | © Riproduzione riservata

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