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Intrigo a Saqqara

Francesco Tiradritti

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Secondo quanto riferito dal sito di Al-Ahram Weekly, settimanale in lingua inglese del maggiore quotidiano egiziano, 157 reperti archeologici sarebbero stati trafugati dai magazzini di Saqqara.

Quello che si profila come uno scandalo di grossa portata è stato innescato lo scorso 13 febbraio da una lettera inviata dall’avvocato Samir Sabri al procuratore generale dell’Egitto Abd El-Aziz Osman. Nella lettera si richiede un’interdizione all’espatrio per l’attuale Ministro delle Antichità Mamdouh El-Damaty e per il direttore del sito di Saqqara fino a quando l’indagine non abbia fatto piena luce sull’episodio. Samir Sabri fonda le sue accuse su quella che ritiene essere una fonte affidabile in seno al Ministero delle Antichità.

Tra i 157 pezzi rubati vi sarebbe una tavoletta «dei sette oli» in alabastro proveniente dagli scavi, effettuati negli anni Novanta dal Consiglio Superiore delle Antichità egiziano nel cimitero annesso alla Piramide di Teti a Saqqara. Il reperto risultava essere sempre stato in una vetrina del Museo. Quando però una casa d’aste svizzera ha messo in vendita un oggetto del tutto simile, alcune verifiche hanno consentito di stabilire che quella esposta era soltanto una copia.

Su tutta la vicenda un portavoce del ministro delle Antichità ha fatto sapere che già nel 2014 era stato chiesto di aprire un’inchiesta a carico della commissione incaricata di selezionare i reperti che dai magazzini di Saqqara dovevano essere trasferiti al Grand Egyptian Museum per presunte e gravi irregolarità. La stessa fonte afferma che lo scorso ottobre era stata anche inviata al procuratore generale dell’Egitto una richiesta per eseguire l’inventario generale di quanto conservato a Saqqara senza però ottenerne risposta. 

Francesco Tiradritti, 10 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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Intrigo a Saqqara | Francesco Tiradritti

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