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«I’m Sorry, I Forgive You» (2012) di Arwa Abouon, Parigi, IMA © Musée de l’IMA

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«I’m Sorry, I Forgive You» (2012) di Arwa Abouon, Parigi, IMA © Musée de l’IMA

Institut du monde arabe: Parigi come Doha e Sharjah

In attesa di un successore o della sua quarta conferma alla presidenza, Jack Lang presenta il progetto volto a trasformare l’Institut du monde arabe in uno dei principali musei al mondo di arte araba moderna e contemporanea

Luana De Micco

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Alla testa dell’Institut du monde arabe-Ima dal 2013, con il terzo mandato consecutivo prossimo alla scadenza, Jack Lang, a 83 anni, ha lanciato l’ambizioso progetto di trasformare l’Ima in uno dei principali musei d’arte araba moderna e contemporanea al mondo, il primo in Europa e Occidente. Il 2 febbraio ha presentato il «nuovo museo», che non vedrà la luce prima di fine 2025-inizio 2026. Lang è in lizza per un quarto mandato.

Ma, secondo «Le Monde», il suo posto sarebbe ambito anche da Jean-Yves Le Drian, 75 anni, ex ministro della Difesa, sotto Hollande (2012-17), e degli Esteri con Macron (2017-22). Ministro della Cultura di Mitterrand (1981-93), Lang difese la creazione di un centro culturale dedicato al mondo arabo. Dieci anni fa ha ripreso un’istituzione al limite del collasso finanziario e con il numero di visitatori ai minimi, l’ha salvata e rilanciata. La decisione della sua successione spetta al presidente Macron, il cui decreto è atteso nei primi giorni di marzo.

Il futuro Ima sarà in ogni caso una sua creatura. L’istituzione fa capo al Ministero degli Esteri (con un budget di 12 milioni di euro), ma Lang ha ottenuto dal Ministero della Cultura un finanziamento «storico» di 6 milioni di euro per l’ammodernamento nell’edificio opera di Jean Nouvel (2.400 metri quadrati di spazi espostivi) per ospitare la donazione del collezionista libanese Claude Lemand e della moglie France, siglata nel 2018, di 1.677 opere di oltre 90 artisti del mondo arabo, che hanno portato a 3.400 le opere delle collezioni permanenti più circa 4.500 fotografie storiche.

Lemand, che ha aperto una galleria d’arte a Parigi nel 1988, ha più volte ribadito di aver voluto donare i suoi quadri a Parigi, e non a Londra o Beirut, per la sua fiducia incondizionata in Lang. La donazione è accompagnata da un fondo di dotazione per nuove acquisizioni. L’Ima sarà secondo nel mondo solo al Mathaf di Doha (Qatar) e alla Barjeel Art Foundation di Sharjah (Emirati Arabi Uniti).

Nathalie Bondil, ex direttrice del Montreal Museum of Fine Arts e dal 2021 direttrice dell’Ima, ha preannunciato che le sale saranno più luminose e verranno aperti scorci sulla città, la Senna e Notre-Dame. Possibile in futuro l’ampliamento degli spazi espositivi coprendo l’attuale patio. Una selezione di opere dell’Ima inizia questo mese un tour in Marocco con una mostra al MMVI, il Museo Mohammed VI di Rabat. In cantiere Lang ha ancora altri progetti. Nel 2016 l’Ima ha aperto una sede distaccata a Tourcoing, nel Nord del Paese, e nel 2021 Bondil ha ricevuto l’incarico di impiantare l’Ima a New York.

«I’m Sorry, I Forgive You» (2012) di Arwa Abouon, Parigi, IMA © Musée de l’IMA

Luana De Micco, 03 marzo 2023 | © Riproduzione riservata

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