Image

La sala dei gioielli del Museo delle Volte Verdi di Dresda, luogo del furto del 25 novembre 2019. © Grünes Gewölbe, Staatliche Kunstsammlungen Dresden. Foto di David Brandt

Image

La sala dei gioielli del Museo delle Volte Verdi di Dresda, luogo del furto del 25 novembre 2019. © Grünes Gewölbe, Staatliche Kunstsammlungen Dresden. Foto di David Brandt

Inestimabili ma non per il prezzo

Perché il furto dei gioielli del Museo delle Volte Verdi (Grünes Gewölbe) non vale un miliardo e perché i tedeschi ne sono ancora tanto sconvolti

Image

Anna Somers Cocks

Leggi i suoi articoli

Dopo l’annuncio da parte delle autorità di Dresda, il 25 novembre, che gli scassinatori avevano sottratto tre parure di diamanti dal Museo delle Volte Verdi (Grünes Gewölbe) nelle prime ore di quella stessa mattina, faceva il giro del mondo la notizia secondo cui il valore degli oggetti rubati fosse di un miliardo (euro, dollari o qualsiasi altra cosa, una cifra comunque favolosa). In realtà, ciò che le autorità avevano detto è che il loro valore era inestimabile, il che è molto diverso.

Si è trattato di un furto eseguito da professionisti. Non hanno preso nessuna delle famose opere d’arte smaltate e incastonate di pietre preziose, come la statuetta del 1724 di un nativo americano tatuato che regge in mano un enorme smeraldo grezzo, o il set in miniatura del 1701-08 con 132 figure denominato «Il compleanno del Gran Mogul Aurangzeb»: sarebbero stati tutti invendibili, perché immediatamente riconoscibili.

Invece, i ladri hanno scelto pezzi che possono essere smembrati, disperdendo le pietre sul mercato nero. All’atto del furto, si sono immediatamente diretti alle teche contenenti le nove parure del XVIII secolo, riccamente incastonate di pietre, fatte di bottoni binati di pietre particolarmente grandi, spade, decorazioni di ordini cavallereschi, fibbie di scarpe e così via, e hanno preso le tre tempestate di diamanti, quelle in grado di essere trasformate più facilmente in grande quantità di denaro.

Le parure risalgono al XVIII secolo, lavorate secondo il metodo ad «antica miniera» o «vecchio taglio brillante» e, perché possano rilasciare la loro vera brillantezza e per rendere irriconoscibili le più grandi, le pietre dovranno essere rimodellate nel moderno taglio brillante. Ad Anversa ci sono ancora tagliatori di pietre, ma gran parte dei diamanti viene ora tagliata e lucidata in India, in un settore che impiega 1,3 milioni di persone. Il valore effettivo del bottino dipenderà quindi dalla qualità dei diamanti, meno il costo del nuovo taglio e del riciclaggio sul mercato.

Quasi certamente, questo è stato anche il destino dei pregiatissimi diamanti del diadema di Portland, rubato nell’ottobre del 2018 dal museo privato della dimora di campagna Welbeck Abbey, nel Nottinghamshire (Inghilterra centrale). Lo stile dei due colpi è così simile che la polizia potrebbe investigare alla ricerca di possibili connessioni tra i due furti. I ladri hanno fatto irruzione nel museo, hanno tagliato il vetro antiproiettile in pochi minuti per poi dare fuoco alla loro auto a pochi chilometri di distanza e così distruggere qualsiasi traccia.

Il furto di Dresda deve essere visto nel contesto della storia tedesca, in cui, fino al 1919, le diverse regioni avevano i propri governanti le cui storie e glorie passate sono ancora parte della coscienza e dell’orgoglio locale: un bavarese, per esempio, si sente abbastanza diverso da un sassone. E le Volte Verdi sono molto radicate nell’identità della Sassonia.

Da un punto di vista antropologico, i gioielli hanno un potere quasi magico nella storia della regalità che si esprime nel fatto che questi oggetti non potevano essere venduti, ma dovevano essere tramandati di generazione in generazione. Quindi le Grünes Gewölbe sono molto più di un semplice museo. Il loro nome deriva dal colore del vecchio tesoro risalente a 300 anni prima del museo privato creato da Augusto il Forte, elettore di Sassonia e re di Polonia, per dimostrare di essere pari al re di Francia.

I preziosi contenuti sono sopravvissuti ai bombardamenti di Dresda della seconda guerra mondiale perché trasferiti nel castello di Kunigstein, da cui i sovietici li hanno portati in Russia come riparazioni di guerra, per restituirli solo nel 1958. Sotto i comunisti della Ddr, il contenuto delle Volte Verdi era esposto al pubblico, ma giustificato come esempio di una rivoluzione protoindustriale.

Poi, dopo la riunificazione, la sua sede originale, il Residenzschloss, è stata ricostruita e la collezione reinstallata nel 2006 in uno stile che evoca la sua esposizione del XVIII secolo e la riassocia alle glorie della dinastia sassone. È questo il motivo per cui questo furto ha suscitato così tanto sgomento in Sassonia e in generale in Germania. E questa è la ragione per cui questi pezzi sono ritenuti inestimabili.

La sala dei gioielli del Museo delle Volte Verdi di Dresda, luogo del furto del 25 novembre 2019. © Grünes Gewölbe, Staatliche Kunstsammlungen Dresden. Foto di David Brandt

Anna Somers Cocks, 29 novembre 2019 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Anna Somers Cocks racconta il dietro le quinte di un’opportunità andata in fumo sul nascere

Tre musei occidentali e il museo Csmvs di Mumbai allestiscono un nuovo tipo di mostra mettendo a confronto le divinità dell’Occidente con quelle indiane

In controtendenza con il resto del mondo che si basa sugli studi condotti sulla Serenissima per decisioni restrittive, in Laguna i turisti sono intrusi da spennare anziché potenziali «sostenitori» consapevoli

La polarizzazione delle opinioni sulla guerra in Medio Oriente ha portato al licenziamento del direttore della rivista americana «ArtForum»

Inestimabili ma non per il prezzo | Anna Somers Cocks

Inestimabili ma non per il prezzo | Anna Somers Cocks