In Domenico Bianchi la materia si trasforma in luce

Le figure geometriche dell’artista laziale nella sua prima personale alla Galleria Poggiali

Una veduta dell’allestimento della mostra di Domenico Bianchi da Poggiali. Courtesy Galleria Poggiali
Laura Lombardi |  | Firenze

Dal 19 marzo al 23 luglio la Galleria Poggiali dedica per la prima volta una personale a Domenico Bianchi dal titolo «Mehr Licht», l’invocazione pronunciata da Goethe il 22 marzo 1832 sul letto di morte. Quel «più luce», legato alle ricerche che il poeta aveva svolto nei suoi trattati scientifici («La teoria del colore» e «La metamorfosi delle piante»), ben si confà a quanto è perseguito da Domenico Bianchi in questa occasione, con un nucleo di opere che vedono la luce protagonista.

Sono lavori giocati scavando il legno, colando la cera con accostamenti di colori quali il bianco e il rosa o il blu e il giallo, scolpendo a bassorilievo il marmo bianco di Carrara e incastonandovi lapislazzuli. La materia si trasforma in luce senza perdere fisicità, nella più pura tradizione quattrocentesca, e da quelle figure geometriche si sprigiona uno splendore che, come nota Sergio Risaliti nel testo del catalogo della mostra, trascende in una dimensione simbolica.

Bianchi fin dagli anni Ottanta si è infatti rivolto alla tradizione con l’esigenza di rivitalizzarla, non seguendo la via del recupero della figurazione scelta dagli artisti della Transavanguardia, ma cercando, in una forma più astrattiva, un’espressione analogica al linguaggio di quegli antichi maestri.

La mostra si apre peraltro negli stessi giorni della grande mostra su Donatello a Palazzo Strozzi e al museo del Bargello e Bianchi sembra aver guardato a quelle sottili vibrazioni di materia che Donatello compie nel suo «stiacciato», bassorilievi di spessore minimo, ma capaci di dare, nel gioco di luci e ombre, il senso della profondità dello spazio e di tradurre al tempo stesso, una dimensione temporale.

Così, gli incastri di colori diversi dei lavori di Bianchi rimandano anche alla purezza geometrica nell’accostamento dei piani che è in certi dipinti intrisi di luce di pittori contemporanei di Donatello, quali ad esempio Domenico Veneziano, nel comune rimando a una dimensione tutta contemplativa.

© Riproduzione riservata Domenico Bianchi, «Senza titolo», 2022. Courtesy Galleria Poggiali
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