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Franco Fanelli
Leggi i suoi articoliUn’Accademia di Belle Arti in cui il rapporto con la contemporaneità è una delle linee-guida della didattica dà ospitalità a un’omologa istituzione russa il cui fiore all’occhiello è la conservazione della tradizione pittorica. La Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Torino accoglie così, sino al 22 gennaio, opere degli studenti dell’Accademia Glazunov di Mosca, diretta da Ivan Glazunov, figlio di Il’ja, che nel 1986 diede nuovo impulso a un’istituzione che aveva raggiunto il massimo prestigio tra Otto e Novecento, prima dei cambiamenti imposti dal regime comunista.
I ventidue dipinti esposti a cura di Salvo Bitonti in «Incanti russi», sono opere inconsuete per gli studenti attuali dell’Albertina, ma documentano come la continuità didattica basata sul disegno e sulla pittura dal vero, sulla composizione classica e su generi tradizionali, come episodi storici, paesaggi urbani o scene di vita popolare rivesta un’importanza e un significato non come stravaganti esercizi di anacronismo, ma possano tuttora costituire le fondamenta per la pratica dell’arte figurativa che, come ha rivelato la Biennale di Venezia dello scorso anno, è tornata in primo piano. Tutte le opere in mostra sono state realizzate dal 1999 al 2019 dagli studenti dell’Accademia moscovita; insieme agli oli di grandi dimensioni, sono esposti acquerelli e disegno.
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