Il Welfare della cultura
Le priorità del neodirettore generale Creatività contemporanea del Mibact, Margherita Guccione: Iva, fotografia e digitale

Roma. Margherita Guccione è il nuovo direttore generale Creatività contemporanea, la sezione del Mibact che si occupa di arte e architettura contemporanee, nonché di moda, design, fotografia. Con la riforma del Mibact del 2019, sostituisce la Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane, retta da Federica Galloni. Margherita Guccione è stata la «madrina» del MaXXI, avendo collaborato dal 2000, in qualità di dirigente del Mibact, alla sua concezione e, in quanto responsabile ministeriale del progetto e dell’appalto dei lavori, alla sua costruzione, in stretto rapporto con l’architetto Zaha Hadid. Dal 2010 al 2020 ha diretto la sezione Architettura del museo dalle due anime (l’altra è il MaXXI Arte). Tutte esperienze all’insegna della «transdisciplinarietà» che l’hanno resa il candidato ideale per la Direzione generale del contemporaneo.
Quali sono le priorità del suo mandato?
Le sto concordando con il ministro Franceschini. Ma tutte verteranno su un’idea di contemporaneo come patrimonio culturale legato al presente, dunque fresco, comprendente fette importanti della società, capaci di contribuire alla qualità della vita, che è economica ma anche psicologica: lo chiamerei il Welfare della cultura. Tra le priorità c’è, comunque, sicuramente anche il problema dell’abbassamento dell’Iva connessa ai prodotti dell’arte. E poi la fotografia: avremo un ufficio apposito che si occuperà unicamente di questa disciplina.
E il curatore del padiglione italiano della Biennale d’Arte di Venezia? Sta a voi dire chi sarà.
Sì, e abbiamo qualche idea in proposito, ma non è tra le attuali nostre priorità, visto il rinvio dal 2021 al 2022 della mostra veneziana.
Altri punti nevralgici?
Promuovere e sostenere l’attività di quei soggetti dediti alla sensibilizzazione sui problemi del contemporaneo, come il Festival dell’architettura, ad esempio. Un dialogo serrato sarà anche con Biennale, Triennale, Quadriennale e MaXXI, sui quali vigiliamo sul piano contabile e amministrativo, ma non sui contenuti. Sono tutte fondazioni di diritto privato, con specifico statuto e del tutto autonome in quanto a programma culturale, ma valgono quanto strutture periferiche, di eccezionale valore, della Direzione generale.
Le conseguenze anche economiche della pandemia indurranno limiti alla disponibilità finanziaria del Premio Italian Council, promosso dalla Direzione generale a sostegno dell’arte contemporanea italiana?
No. Il bando, in un uscita nella prima metà di luglio, metterà a disposizione tra 1,5 e 2 milioni di euro per i vincitori, un’entità che si aggira sulla media di quella delle tornate precedenti.
La crisi comporta un cambiamento di mentalità, o le parole d’ordine restano le stesse?
Il cambiamento ci sarà, tutto andrà guardato diversamente, puntando all’essenza dei problemi. Muteranno le pratiche museali, forse la stessa produzione culturale. Siamo in una fase di transizione, il digitale ha assunto nuova e necessaria centralità, sarà sicuramente una delle strade, non può essere certo l’unica. Vedremo cosa succederà.