Il vento scolpito nella pietra di Antonio Trotta

È morto a 82 anni lo scultore che interrogava l’anima del marmo

Antonio Trotta con Lucio Fontana
Guglielmo Gigliotti |

Milano. Il 26 agosto è morto Antonio Trotta, artista concettuale del marmo. Ancora bambino, segue il padre immigrato in Argentina, lasciando così Stio, piccolo borgo in provincia di Salerno, presso Paestum ed Elea, dove era nato nel 1937. Nel dopoguerra si afferma oltreoceano prima come pittore informale, poi come artista concettuale, tanto da essere prescelto a rappresentare l’Argentina alla Biennale di Venezia del 1968, con una grande installazione a base di ferro spinato.

Lo scoprono i grandi galleristi dell’avanguardia (Stein, Toselli, Bonomo, Cannaviello), e Trotta decide di trasferirsi a Milano, dove si lega d’amicizia con Fabro e Nagasawa, operando in una dimensione di interrogazione paradossale del senso del guardare, esplicitando dubbi ed enigmi mediante fotografie, video, stampe di copertine di libri su superfici trasparenti, installazioni.

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