Il Valadier indebitato e suicida

Il catalogo completo dell’attività dell’orafo nel volume di Alvar González-Palacios e in una mostra alla Frick

Luigi Valadier, Tempio di Mercurio, Museo Archeologico Nazionale di Madrid. A destra la copertina di «Luigi Valadier: Splendor in Eighteenth-Century Rome»
Enrico Colle |  | New York

Due importanti acquisizioni relative all’argentiere e scultore romano Luigi Valadier, ovvero il Registro manoscritto contenente la descrizione dei lavori esistenti nella bottega dei Valadier compilato nel 1810 e un vaso in marmo rosso montato in argento dorato, effettuate dalla Frick Collection di New York, hanno dato lo spunto al direttore del Museo, Ian Wardropper, di allestire lo scorso autunno una mostra sul celebre orafo romano curata da Alvar González-Palacios che dell’artista è oggi il maggior esegeta, come dimostra il corposo volume che accompagna l’esposizione.

Dopo le pioneristiche ricerche di Costantino Bulgari e di Teresa Leonor M. Vale (Allemandi, 2017), è merito dello studioso aver evidenziato il ruolo primario di Luigi Valadier nel contesto culturale e artistico della Roma settecentesca, meta indiscussa di artisti, conoscitori e facoltosi aristocratici in cerca di emozioni estetiche e
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