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Il sonno del clown

Federico Florian

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Malinconia variopinta in una personale di Ugo Rondinone

In un’intervista del 2013 l’artista svizzero Ugo Rondinone (1964) residente a New York e italiano d’origini, ha dichiarato: «Il mio lavoro è molto semplice e quasi infantile; è qualcosa su cui le persone possono davvero fare affidamento». Tale componente (in apparenza) confortante e rassicurante nasconde, a un occhio più attento, un sapore malinconico, nostalgico, camuffato dall’aspetto multicolore delle sue sculture (tra le più note «Hell, Yes!», che fino al 2010 adornava la facciata del New Museum di New York).

Non è un caso che il titolo della mostra al Boijmans Van Beuningen, dal 13 febbraio al 29 maggio, reciti «Vocabulary of Solitude». Solitudine, quella di Rondinone, che prende spunto dall’immaginario romantico del XIX secolo, con il quale l’artista condivide lo slancio verso una natura sempre più distante dalla dimensione urbana.

Lo dimostrano l’installazione realizzata nel 2013 nella piazza antistante il Rockefeller Center di New York, un gruppo di monumentali figure di pietra dall’aspetto primitiveggiante («Human Nature»), o il progetto di sette menhir composti da rocce dai colori fluo ammassate le une sopra le altre nell’immensità del deserto del Nevada («Seven Magic Mountains»).

A Rotterdam Rondinone presenta una monumentale installazione che occupa i 1.500 metri quadrati delle gallerie Bodon, nella quale lavori precedenti (tra cui i «Rainbow Drawings» e la serie di finestre variopinte) si intervallano a nuove produzioni. Fulcro della mostra è il gruppo di 45 sculture multicolori di clown, a grandezza naturale, ritratti mentre dormono, sognano o siedono meditabondi: rappresentazione dell’introversione, a detta dell’artista. Si tratta di sculture di forte immediatezza visiva, capaci di catturare l’attenzione del visitatore, inducendolo a sostare e meditare di fronte a  esse. Del resto, come afferma Rondinone, «La buona arte rivoluziona completamente il tuo essere; è qualcosa che ti fa fermare o rallentare il ritmo».

Federico Florian, 10 febbraio 2016 | © Riproduzione riservata

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