Il recente ingresso nella collezione Gabriele e Anna Braglia del dipinto di Kirchner «Heimkehrende Ziegenherde» (Gregge di capre che torna a casa), 1920, ha offerto alla Fondazione Braglia lo stimolo e l’occasione per presentare (dall’1 aprile al 21 luglio) la mostra «Ernst Ludwig Kirchner e la grandiosità della montagna», realizzata con il Kirchner Museum Davos e l’Ernst Ludwig Kirchner Archiv, Wichtrach/Berna.
Attraverso 67 opere, tra dipinti a olio, lavori su carta (disegni a matita, acquerelli, xilografie, litografie, acqueforti) e fotografie, oltre a due quaderni di schizzi, il percorso illustra l’opera di Ernst Ludwig Kirchner (Aschaffenburg, 1880-Davos, 1938) negli anni tra il 1917 e il 1938, quando l’artista tedesco, sopraffatto dagli orrori della Grande Guerra in cui aveva combattuto, si ritirò a Davos, sulle Alpi svizzere, in cerca di sollievo alla depressione che lo aveva colpito e che nel 1938 lo avrebbe condotto alla morte per suicidio.
A Davos, Kirchner si lasciò sedurre dal fascino delle montagne grigionesi e dopo le magnifiche, allucinate scene urbane degli anni Dieci, da lui vissuti a Berlino e a Monaco, quando ancora faceva parte con Bleyl, Heckel e Schmitt-Rottluff del gruppo espressionista d’avanguardia della Brücke (il ponte), qui prese a realizzare scene di vita montana.
La mostra le presenta suddividendole in quattro sezioni tematiche (i pastori, la vita alpina, i personaggi, il paesaggio alpino), mentre pone l’accento anche sulla ricerca condotta attraverso le diverse tecniche utilizzate dall’artista, da sempre uno sperimentatore audace.
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