Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

Il rigore filologico di Chwast

Da Sotheby’s una collezione Art Déco intatta da oltre 30 anni con Dunand, Gray, Chareau...

Giovanni Pellinghelli del Monticello

Leggi i suoi articoli

Il 20 ottobre Sotheby’s presenta la collezione Art Déco di Henri Chwast, intatta da oltre 30 anni e raccolta con rigore filologico secondo criteri di rarità-pezzo unico, emblematicità del movimento, provenienza illustre, così da cogliere l’essenza della ricerca estetica del 1920 e rendere in filigrana lo scenario dei maggiori artisti dell’Art Déco, dei grandi committenti (Madame Agnès, Madame Henri-Labourdette, il Maharajah di Indore), dei mercanti più influenti e dei collezionisti più illustri: la Galerie du Luxembourg, Félix Marcilhac, Alain Lesieutre, Maria de Beyrie, Bob e Cheska Vallois fino a Karl Lagerfeld.

Le cinquanta opere della collezione spaziano da Jean Dunand (sette creazioni fra cui un camino del 1926 con decoro a motivi geometrici di ispirazione cubista in lacca nera, rossa e bruna e incrostazioni di guscio d’uovo, già Henri-Labourdette e Galerie du Luxembourg, stima 200-300mila euro, e un «Ritratto di Madame Agnès», 1926, olio su tela con lacca, guscio d’uovo, avorio, oro e argento, 100-150mila), Eileen Gray (con un vaso pezzo unico del 1920, in legno di pino e vernice arancio, realizzato per i coniugi Jean Henri-Labourdette, 250-350mila euro, e una scrivania del 1919-22, già nella mostra dedicata alla Gray al Victoria&Albert di Londra e al MoMA di New York nel 1979-80, in rovere annerito, sicomoro e avorio, con due cassetti laterali a ventaglio, 250-350mila euro), Clément Rousseau (tre opere in ebano di Macassar, bois-de-violette, pelle di squalo «galuchat» tinta in bianco e verde, intarsi in madreperla e avorio, 250-350mila), Pierre Chareau (cinque opere emblematiche fra cui due versioni della lampada «La Religieuse», 300-500mila ciascuna) fino a Bernard Boutet de Monvel (con il primo «Ritratto del Maharajah di Indore», 200-300mila, la cui seconda versione, 1934, lo scorso aprile ha battuto il record d’artista a 2,5 milioni alla stessa Sotheby’s Paris).

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 08 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Silvia Camerini-Maj ci guida tra vie, cortili e giardini bolognesi con un racconto accurato e non privo di humour delle storie che si celano dietro le sculture cittadine: dal «Nettuno» di Giambologna al Lucio Dalla pop di Piazza Grande

Il 25 marzo a Parigi il raro «Studio di Amorino alato» di Annibale Carracci, esposto al Louvre, sarà battuto dalla maison, con stima 30–50mila euro, dopo una storia collezionistica di quattro secoli

Nel Museo Diocesano di Padova sono esposte le due uniche parti note del manoscritto miniato da artisti atti alla corte dei da Carrara

Una scultura rara ha illuminato il percorso dell’artista che sfidò il laconismo giacobino per inventare un nuovo linguaggio allegorico

 

Il rigore filologico di Chwast | Giovanni Pellinghelli del Monticello

Il rigore filologico di Chwast | Giovanni Pellinghelli del Monticello