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Federico Florian
Leggi i suoi articoliFino al 28 maggio Peep-Hole dedica una personale a Paolo Gioli
La sperimentazione tecnica è ciò su cui si fonda la pratica artistica di Paolo Gioli. Tale approccio empirico riguarda media diversi, quali la fotografia, il cinema e la pittura. La tela dipinta è il punto di partenza della parabola artistica di Gioli, classe 1942, il quale, dopo aver frequentato la Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, si trasferisce per un anno a New York nel ’67. Sarà proprio l’esperienza newyorkese ad avvicinare l’ex pittore al cinema e alla fotografia, di cui indaga le rispettive origini con curiosità da sperimentatore.
Fino al 28 maggio Peep-Hole dedica una personale a questa complessa figura della storia dell’arte italiana. In mostra un corpus di opere datate tra la fine degli anni Sessanta e la fine degli anni Novanta. Non mancano i lavori prodotti con la tecnica del foro stenopenico, una primordiale reinterpretazione di camera oscura che rinuncia all’uso dell’ottica e che si serve esclusivamente di un foro e della luce naturale per impressionare la pellicola.
Tra gli altri nuclei di opere in mostra, i «Fotofinish», frutto della tecnica usata in ambito sportivo, e le emulsioni Polaroid (definite dall’artista «umidi incunaboli della storia moderna») trasferite su molteplici supporti, quali tela, carta e seta, in un mix tra pittura, fotografia e collage. Completano l’esposizione lavori raramente esposti, dipinti e disegni realizzati al termine degli anni Settanta.
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