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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliUna monumentale installazione site-specific di Kapwani Kiwanga occupa, fino al 7 gennaio 2024, la Grande Neuf del Capc-Musée d'art contemporain di Bordeaux, nell’ambito di una programmazione speciale che il museo, inaugurato nel 1973, propone per i suoi 50 anni.
Kapwani Kiwanga, artista canadese, 45 anni, di origini tanzaniane e residente a Parigi, si è distinta alla Biennale di Venezia del 2022 con «Terrarium», un’installazione ispirata alle sabbie e ai colori del deserto. Nell’edizione del 2024 sarà la prima artista nera a esporre nel Padiglione del Canada: «Ampiamente riconosciuta per il suo approccio singolare, il lavoro di Kiwanga presenta una ricerca rigorosa in modi fantasiosi per consentire alle narrazioni storicamente escluse di prosperare», aveva annunciato a gennaio la National Gallery of Canada.
Gli studi eclettici e pluridisciplinari, di antropologia e religione comparata, portati avanti alla McGill University di Montreal, fino al cinema documentaristico, permeano l’approccio artistico di Kapwani Kiwanga, che ha già ricevuto diversi premi, tra cui il Prix Duchamp nel 2020 per «Flowers for Africa», opera realizzata in Senegal a partire da ricerche iconografiche condotte in archivi nazionali e agenzie fotografiche.
Per il Capc propone un’opera inedita in dialogo con l’architettura e la storia del museo, che fu un ex deposito di merci di epoca coloniale. L’installazione, al tempo stesso monumentale ed eterea, contemplativa e delicata, dal titolo «Retenue», è realizzata a partire da migliaia di corde intrecciate, di dimensioni e spessori diversi, sospese nel vuoto. Un’immersione in uno spazio di un blu intenso, ispirato al tempo stesso all’aspetto naturale della città, Bordeaux, affacciata sull’Oceano Atlantico e attraversata dal fiume Garonna, e al suo passato coloniale.

L’installazione di Kapwani Kiwanga al Capc di Bordeaux. Foto Arthur Pequin
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