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Alessandro Martini
Leggi i suoi articoliL’Icom convoca gli «stati generali» dei musei. I loro professionisti (ma anche scrittori, artisti e architetti) rimarcano la necessità di rafforzare la relazione con i diversi «paesaggi culturali»: «In un’epoca di insicurezza queste istituzioni possono stabilizzare le identità»
L’International Council of Museums (Icom) compie settant’anni e li celebra a Milano con la sua grande Conferenza triennale, per la quale si attendono più di 3mila partecipanti da 130 Paesi del mondo. Fondata nel 1946 a Parigi, Icom International è l’organizzazione internazionale dei musei e dei professionisti museali impegnati nel conservare, trasmettere e far conoscere il patrimonio naturale e culturale mondiale, presente e futuro, tangibile e intangibile. Organizzazione non governativa (ong) senza fini di lucro, l’Icom è associata all’Unesco e gode dello status di organismo consultivo presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite.
Dopo le precedenti edizioni a Rio de Janeiro nel 2013 e a Shanghai nel 2010 (sede nello stesso anno dell’Expo universale, come Milano lo scorso anno), la Conferenza generale della più vasta associazione culturale al mondo arriva dal 3 al 9 luglio a Milano per la sua 24ma edizione. Il tema della conferenza «Musei e paesaggi culturali», oggetto di una Conferenza internazionale preparatoria a Siena a luglio 2014 in cui era stata proposta la «Carta su musei e paesaggi culturali», tuttora in evoluzione, viene affrontato in due principali direzioni: in che misura i musei devono assumere anche il ruolo di centro d’interpretazione del territorio e della comunità di cui sono parte ed espressione? In che modo e attraverso quali iniziative i musei possono contribuire a diffondere la conoscenza del patrimonio culturale presente dentro e fuori le loro mura?
Ne parliamo con Hans-Martin Hinz (1947), museologo tedesco, professore presso l’Università di Bayreuth insignito nel 2014 dell’Ordine al merito della Repubblica Federale di Germania. Dal 2010 è presidente di Icom International.
Dottor Hinz, perché l’Icom ha scelto proprio Milano per ospitare la Conferenza generale del 70mo anniversario?
Quest’anno l’Icom compie settant’anni. Con più di 36mila membri in circa 140 Paesi è, in termini di membership, l’associazione culturale internazionale più grande al mondo. Ogni tre anni i membri dell’Icom sono invitati a partecipare alla Conferenza generale, una delle più importanti riunioni di professionisti del settore museale. I Comitati nazionali dell’Icom possono fare domanda per ospitare la conferenza e, con un anticipo di quattro anni, l’Executive Council dell’Icom (il Consiglio direttivo) sceglie la sede seguendo le indicazioni dell’Advisory Committee. Quest’ultimo rappresenta i Comitati nazionali (118), i Comitati internazionali specializzati (30), le organizzazioni affiliate e le alleanze regionali. Ci sono sempre diverse candidature e Milano ha ricevuto il maggior numero di voti fra tre candidati, battendo Mosca e Abu Dhabi.
Qual è il significato e la ragione di parlare di «musei e paesaggi culturali»? C’è una continuità con i temi delle precedenti conferenze?
Esiste una continuità tra una conferenza generale e l’altra. Questo riguarda i temi di cui si occupano i 30 Comitati internazionali specializzati. Il tema generale di una conferenza è indicato nella domanda dei Comitati nazionali che vogliono ospitare la Conferenza generale e può essere un aspetto importante nella scelta del candidato. In un mondo in continuo cambiamento i musei devono affrontare i bisogni e le sfide del nostro tempo. Da qualche decennio i musei definiscono il loro ruolo come istituzioni al servizio della società. Oggi sono più inclusivi in termini di contenuto e pubblico rispetto al passato, presentano la cultura e la storia secondo diverse prospettive. Ci si aspetta, infine, che il loro lavoro sia sostenibile. L’operato di un museo non si limita allo spazio espositivo. I musei sono sempre più partner del paesaggio urbano e naturale, aiutano a spiegare il passato del luogo in cui sorgono, la storia delle città e del paesaggio naturale circostante. Se ne trovano esempi in tutto il mondo. I musei sono diventati parti in causa importanti nei cambiamenti e nello sviluppo del territorio, parlano in nome dell’eredità culturale.
Com’è strutturato il programma della conferenza e quali sono i suoi appuntamenti più significativi?
Tra i principali relatori, accoglieremo Christo, artista ambientale famoso in tutto il mondo (si è inaugurato il 18 giugno il suo «The Floating Piers» sul Lago d’Iseo, Ndr), che ci presenterà una prospettiva artistica della realtà dei paesaggi culturali per i musei; il romanziere turco Orhan Pamuk, premio Nobel nel 2006, che parlerà dal suo Museo dell’Innocenza di Istanbul; l’architetto Michele De Lucchi, profondamente impegnato con i paesaggi e autore di capolavori in tutto il mondo, tra cui il Museo della Triennale di Milano, dove si terrà la cerimonia di chiusura della conferenza; David Throsby, acclamato a livello internazionale come uno degli inventori dell’«economia culturale».
Tra i cosiddetti Special Meetings, citerei le sessioni «Contemporary heritage: Shaping the landscape of future memory» che parte dalla prospettiva della scienza e della tecnologia; «Connected landscapes», a cura dell’International Committee for University Museums and Collections; e «Technological cultural landscapes» che affronta il tema principale dal punto di vista audiovisuale e delle nuove tecnologie. Ci saranno conferenze molto interessanti e provocatorie con i rappresentanti delle principali istituzioni sul ruolo dei musei nella lotta al traffico illecito di beni culturali, sul ruolo sociale dei musei e il loro impegno nell’ambito dei movimenti di migrazione, e sulla nuova raccomandazione dell’Unesco sulla protezione e promozione dei musei e delle collezioni, la loro diversità e il loro ruolo nella società. Verranno anche prese importanti decisioni per eleggere un nuovo presidente, il Consiglio esecutivo e quello consultivo. Ogni Comitato internazionale e nazionale organizzerà incontri dei loro specialisti in sessioni parallele. L’Assemblea generale deciderà anche sulle dichiarazioni comuni al termine della conferenza. Infine, ci sarà un ricco programma di eventi in diverse sedi di Milano, una città che accoglie e celebra la conferenza con importanti appuntamenti culturali.
Ricordando i precedenti appuntamenti di Rio de Janeiro e Shanghai, quali sono le ricadute per i Paesi ospitanti e per la comunità internazionale di professionisti museali?
La conferenza generale ha molti risvolti positivi. Questo tipo di appuntamento è un luogo di incontro per nuove idee e sviluppi. Il lavoro della Conferenza generale sulla programmazione strategica aggiorna gli statuti, discute di questioni etiche e del valore dei musei, negozia cooperazioni e approva risoluzioni, che dovrebbero indirizzare il mondo museale negli anni a venire. Per la città e il Paese ospitante è importante accogliere professionisti del settore da tutto il mondo e imparare dalla loro esperienza. Milano e l’Italia saranno ricordate per la conferenza generale che ha approvato lo Statuto del paesaggio culturale.
Pensa che temi come la distruzione operata dall’Isis e la crisi finanziaria globale saranno affrontati durante la conferenza?
La tutela del patrimonio culturale a rischio è uno dei programmi dell’Icom, argomento di molti incontri. La «Red list of cultural heritage at risk», messa a punto dall’Icom nel 2000, è uno strumento di grande efficacia per identificare gli oggetti rubati e per fare tutto il possibile perché tornino ai loro musei di provenienza. La Disaster relief task force dell’Icom contribuisce in molti Paesi a scoprire come sono andati i fatti e a identificare gli oggetti perduti. Si tratta di un prerequisito fondamentale per l’effettiva cooperazione con i partner nazionali e internazionali. L’Icom ha sviluppato una piattaforma Internet e un osservatorio che consentono a chiunque di verificare le condizioni legali nei Paesi in questione. Per quanto riguarda la crisi finanziaria, soprattutto nell’Europa del Sud, i nostri Comitati nazionali nella zona e la nostra alleanza regionale Icom Europe hanno approvato la cosiddetta Dichiarazione di Lisbona. L’Icom sostiene l’importanza del lavoro dei musei durante le crisi e ricorda ai politici di continuare a fornire un supporto economico e morale soprattutto in questi periodi perché i musei sono nella posizione di stabilizzare le identità in un’epoca di cambiamenti e insicurezza.
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