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«Archeologie senza restauro», 2017, di Franco Guerzoni (particolare)

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«Archeologie senza restauro», 2017, di Franco Guerzoni (particolare)

Il Museo del Novecento scava nella memoria

La cinquantennale carriera artistica di Franco Guerzoni

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

La prima personale di Franco Guerzoni, nel 1973 a Bologna, s’intitolava «Archeologia». Da allora la ricerca dell’artista modenese (1948), che esordiva in quegli anni con lavori di segno concettuale realizzati con gli amici fotografi Luigi Ghirri e Franco Vaccari, è proseguita, pur con continue innovazioni e approfondimenti, sulla linea dello «scavo» negli strati della memoria e del tempo, alluso attraverso l’immagine della «parete» corrosa, porosa, scrostata, intesa come deposito dei vissuti di chi quei muri li ha abitati.

La personale «Franco Guerzoni. L’immagine sottratta» (catalogo Skira) curata da Martina Corgnati, che il Museo del Novecento gli dedica dal 9 settembre al 14 febbraio, mette in dialogo alcuni di quei germinali lavori a quattro mani con le opere dell’ultimo decennio, di cui il muro è, ancora e sempre, protagonista: vere «pareti palinsesto» dense di memoria, emblemi della sua sofisticata archeologia personale. Intitolate «Intravedere», le opere più recenti sono una sorta di piccole stanze gessose la cui immagine è sottratta allo sguardo dell’osservatore.

In mostra sfilano anche alcuni dei suoi libri-opera, dal «Libro dei sogni», 1970, al «Museo ideale», 2014, in cui figurano riflessioni e commenti dei tanti amici letterati e poeti, e gli «Irrisolti», sequenze fotografiche spesso inedite in cui sono racchiusi i suoi esordi. Insieme, c’è il video di Eva Marisaldi ed Enrico Serotti in cui figurano anche le opere dei cicli non presenti in mostra, compendio del lavoro di uno degli artisti italiani più colti, raffinati (e schivi) del nostro tempo.

«Archeologie senza restauro», 2017, di Franco Guerzoni (particolare)

Ada Masoero, 07 settembre 2020 | © Riproduzione riservata

Il Museo del Novecento scava nella memoria | Ada Masoero

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