L’esperienza recente dell’isolamento ha ispirato i musei. Non fa eccezione il MacLyon, il museo d’arte contemporanea di Lione, dove dal 7 ottobre al 3 gennaio si tiene «Come un odore di avventura». La mostra affronta la questione esplorando il tema del «movimento», complicato e vietato durante il lockdown, garantito dall’articolo 13 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo.
La mostra attraversa passato e presente, crea dialoghi tra oggetti d’arte antica, archeologici e opere moderne, attingendo anche dalle collezioni del Musée des Beaux-Arts di Lione. Si parla di pellegrinaggi e di conquiste, di frontiere e di grandi migrazioni, della loro dimensione politica e del loro impatto sul clima.
Nella prima sezione, «Percorrere il mondo», incentrata sul concetto di «cammino», sono allestite l’una accanto all’altra una ceramica iraniana del XVIII secolo con scene di caccia e le «Shinkan-Shoes» di vetro soffiato di Christine Crozat (2014). Il tema del «corpo e la frontiera» è affrontato con opere di Yoko Ono, Giulia Andreani, Florent Meng, Smaïl Kanouté.
Una sezione è dedicata al concetto di reclusione e di immobilità obbligata in stretto rapporto con il lockdown e ai suoi effetti sulla creatività artistica. È il tema di opere di Marina Abramovic, Vito Acconci, Jean Dubuffet, Hans Hartung e Lise Stoufflet.
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