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Federico Florian
Leggi i suoi articoliLondra. Un uomo «dal viso come un piatto d’argento e dai capelli verdi come l’erba», lo descriveva affettuosamente Oscar Wilde, suo amico e collaboratore. E non è un caso che Aubrey Beardsley, l’enfant terrible della Londra di fine Ottocento, sia ricordato soprattutto per le illustrazioni di Salomè, il controverso dramma del celebre scrittore irlandese.
Fulminea ma prolifica fu la sua carriera come artista e illustratore: stroncato dalla tubercolosi due anni prima del volgersi del nuovo secolo, a soli 25 anni, Beardsley scandalizzò l’Inghilterra vittoriana con le sue sinuose immagini in bianco e nero, specchio delle sordide perversioni della società dell’epoca.
A questa fondamentale figura della storia dell’arte britannica, la Tate Britain dedica la maggiore retrospettiva degli ultimi cinquant’anni (e la prima mostra dei suoi lavori in Tate dopo il 1923), con circa duecento opere esposte (dal 4 marzo al 25 maggio).
Organizzata in collaborazione con il Musée d’Orsay e a cura di Caroline Corbeau-Parsons e Alice Insley, la mostra raccoglie stampe e disegni originali delle maggiori commissioni di Beardsley, fra cui le illustrazioni per la Salomè, per la Morte di Artù di sir Thomas Malory e per Il ricciolo rapito di Alexander Pope, insieme ai lavori grafici per «The Yellow Book», in cui ricopriva la posizione di art director.
Tutte opere, le sue, caratterizzate dalla commistione di temi erotici e grotteschi, in uno stile a campiture piatte evocativo della ceramica greca antica e della xilografia giapponese. L’esposizione illustra anche la straordinaria influenza di Beardsley negli anni a venire, dall’Art Nouveau alla cover dell’album «Revolver» dei Beatles.
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