Una fotografia simbolo di resistenza dalla serie «Giant» di Artem Humilevskiy (2020-21)

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Una fotografia simbolo di resistenza dalla serie «Giant» di Artem Humilevskiy (2020-21)

Il coraggio degli artisti ucraini che continuano a fare arte

Accogliamo le voci di artisti da tutto il paese mentre si rifugiano nei bunker, si dirigono verso la campagna e attraversano il confine per sfuggire all’invasione russa

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Redazione GDA

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Alle 5 di mattina del 24 febbraio, l’artista di Kharkiv Olia Fedorova ha ricevuto una telefonata da sua madre in cui veniva informata che la Russia aveva appena lanciato attacchi missilistici contro l’Ucraina. Fedorova aveva pronta una borsa per le emergenze, che il suo ragazzo le aveva preparato l’anno precedente dopo che la Russia aveva iniziato a radunare truppe vicino al confine con l’Ucraina. Tuttavia, «la gente non poteva credere che Putin avrebbe davvero ordinato di invadere il Paese» ricorda l’artista.

Quando quella mattina Fedorova ha lasciato il suo appartamento nel centro storico della città, si erano già formate code davanti a supermercati, farmacie e bancomat. Dopo aver fatto scorta di beni di prima necessità, la priorità successiva era trovare un rifugio a prova di bomba. Nel caso di Fedorova si è trattato di un banco dei pegni abbandonato, proprio sotto l’edificio in cui vive.

«I nostri vicini hanno deciso di forzare la serratura e di aprirlo affinché tutti potessero nascondersi» ha rivelato l’artista a «The Art Newspaper». «Abbiamo portato giù vecchi cuscini, mobili, vestiti caldi e coperte, piatti, cibo, sigarette e preparato letti improvvisati. Per fortuna qui cè l’elettricità, così abbiamo preso con noi anche prolunghe e lampade». Kharkiv Olia Fedorova ha anche portato con sé una delle sue opere d’arte per decorare il rifugio. Il cartello stradale con la scritta in ucraino «Benvenuti in patria» fa parte del suo progetto dal titolo «Off-road Signs».

Nel 2021, l'artista concettuale aveva viaggiato attraverso il paese installando questi segnali stradali che riportavano parole come «Niente» o «Fine», in luoghi isolati per dare loro un nuovo significato. Non avrebbe mai immaginato che quel suo cartello sarebbe diventato un simbolo di resistenza nella dura lotta del suo paese contro la Russia. «In quanto civili non abbiamo molte possibilità di proteggerci. Abbiamo coltelli, un machete e un bastone con i chiodi che il nostro vicino ha costruito. [Ma] la nostra protezione consiste principalmente nella fortificazione; abbiamo barricato ogni spazio vulnerabile delledificio».

Il 24 febbraio il fotografo Artem Humilevskiy si trovava a Kiev, con l’intenzione il giorno seguente di recarsi a Ivano-Frankivsk per visitare una mostra fotografica. Quando alle 5 del mattino è giunta notizia dell’attacco russo, Humilevskiy ha radunato le sue cose e ha guidato per 500 chilometri fino a raggiungere alcuni suoi parenti, da cui si è rifugiato con la moglie, la suocera e il figlio di 8 anni. «Abbiamo sistemato la cantina, fortificato il cancello con assi di legno e caricato un vecchio fucile da caccia con proiettili. Ora dormiamo tutti nella stanza più sicura (secondo noi), dove abbiamo sigillato la finestra utilizzando dei cuscini. Ogni giorno ci sono bombardamenti aerei» racconta l’artista, noto soprattutto per i suoi autoritratti realizzati durante il lockdown da Covid-19. «Sto cercando di mantenere la calma», aggiunge.

Da quando è scoppiata la guerra, gli ucraini hanno iniziato a raccogliere bottiglie vuote e vecchi vestiti al fine di creare bombe Molotov per difendersi, ma un’altra arma cruciale per gli artisti del paese si sono rivelati i loro cellulari. Humilevskiy è più occupato che mai a vendere le sue fotografie in forma di NFT sulla sua pagina Twitter. In una di queste si vede l’artista nudo in un campo di fiori gialli, in una composizione cromatica che riprende e simboleggia la bandiera ucraina. Humilevskiy afferma di affidarsi al social network «per dire al mondo ciò che sta realmente accadendo in Ucraina» nello scenario di una guerra di informazione. «Sto vendendo le mie opere e donando i ricavati all’esercito, agli ospedali, o a coloro che non hanno soldi».

Nel frattempo, il 25 febbraio Olia Fedorova ha postato «un giorno nella vita di unartista di Kharkiv» in cui ha raccontato di essersi svegliata in un seminterrato dopo appena tre ore di sonno, e di essere entrata nel suo appartamento per mangiare qualcosa mentre non c’erano bombardamenti. Quel giorno si era preparata per incontrare sua madre al centro di donazione del sangue, ma è stata costretta a tornare nel seminterrato dopo aver sentito delle esplosioni e il conseguente allarme aereo.

Una volta arrivata nel rifugio, insieme al suo ragazzo e ai vicini, Fedorova ha aperto due bottiglie di vino che aveva conservato dal giorno del suo compleanno. «Ero preoccupata che in quanto civile e artista non avrei avuto le competenze adatte per affrontare la guerra. Psicologicamente non sono pronta a usare le armi e a sparare» dichiara Fedorova. «Ma ora so di poter condividere la situazione sfruttando le reti che ho sviluppato viaggiandoe partecipando alle residenze internazionali: le persone normali stanno soffrendo a causa di questa guerra».

Fedorova non è l’unica ucraina a tenere un «diario d’artista in guerra». Mentre la fotografa Julia Po e l’artista Elizaveta Litovka stanno usando i social media per condividere foto scattate nei rifugi di fortuna e bunker sotterranei, la fotografa e scrittrice di Kiev Yevgenia Belorusets ha cominciato a pubblicare online dei reportage quotidiani attraverso il sito internet di «Isolarii», una casa editrice di libri tascabili, così come sulla pagina web di Artforum. Il secondo giorno dall’inizio dell’invasione, Belorusets ha scritto: «Sto lottando con me stessa. So che lentamente il mondo si sta svegliando e comincia a vedere che non si tratta solo di Kiev e dellUcraina, dopo tutto. Si tratta di ogni casa, ogni porta, si tratta di ogni vita in Europa che è attualmente minacciata».

Alcuni artisti hanno ripreso le loro attività creative, indipendentemente dal pericolo e dall’incertezza della guerra. Il giorno prima dell’invasione, l’artista di Kiev Anastasia Nekypila ha affermato di aver sentito un improvviso bisogno di rendere la «sensazione» di casa, così quella sera ha realizzato un disegno digitale che mostra un’abitazione sullo sfondo di un cielo blu, una staccionata e i girasoli che fioriscono nel giardino. «Girava voce che la Russia avrebbe attaccato lUcraina il 16 febbraio. Da quel giorno, tutti noi abbiamo anticipato il peggio, ma fino allultimo momento speravamo che non sarebbe successo davvero».

Nekypila ha postato il suo disegno su Instagram il 24 febbraio, e il 6 marzo ha pubblicato un’altra illustrazione che mostra le sue finestre sigillate contro le esplosioni. «Quella prima notte di guerra non riuscivo a dormire» racconta dalla Polonia, dove ha studiato in precedenza e si trova ora con la sua famiglia. «Quando chiudevo gli occhi, tutto quello che riuscivo a immaginare erano sirene, carri armati, aerei e bombe. Il mio corpo si preparava a correre. Non riuscivo a capacitarmi di come questo stesse succedendo nel XXI secolo, come qualcuno potesse attaccare la mia casa, e cosa avrei potuto fare per proteggere la mia famiglia».

La pittrice Sana Shahmuradova ha invece lasciato Kiev per rifugiarsi con la nonna in campagna, e racconta che non avendo con sé i suoi strumenti, è stata costretta a cambiare tecnica pittorica, sostituendo per esempio gli oli con i pastelli del fratello e disegnando sul retro di una vecchia carta da parati. Ha così realizzato un disegno di una donna che sconfigge il nemico (simboleggiato da un serpente) servendosi anche degli avanzi della cena. «Dividevo il tavolo con mia nonna, che stava pelando barbabietole bollite mentre disegnavo con il carboncino», dice.

Alcuni dei disegni di Shahmuradova risultano come inviti all’azione, simili a manifesti. Per esempio, in uno chiede al mondo di «chiudere il cielo» sull’Ucraina per fermare gli attacchi aerei della Russia. «Uno dei disegni con un messaggio positivo è stato ispirato da un civile di Kherson [occupata dalla Russia] che è saltato su un carro armato russo con la bandiera ucraina», aggiunge Shahmuradova. Il 5 marzo, migliaia di ucraini hanno protestato contro l’occupazione in piazza Svobody a Kherson. «Ammiro il coraggio della gente comune di Kherson, che difende la propria città senza alcun aiuto», conclude l’artista.

Dall’inizio della guerra la città di Kharkiv, dove al momento si trova Fedorova , è stata pesantemente bombardata. La notte in cui i missili hanno devastato i principali punti di riferimento, tra cui Piazza della Libertà e il Teatro dell’Opera e del Balletto della città, l’artista ha condiviso un video di un concerto di musica ucraina organizzato nel suo bunker. «Voglio mostrare che siamo coraggiosi, che manteniamo alto il nostro spirito, che non ci arrendiamo e non perderemo la speranza, in nessun caso. Non abbiamo paura di Putin e siamo tutti pronti a morire per impedirgli di prendere anche un solo pezzo della nostra terra».

Guerra Russia-Ucraina 2022

Una fotografia simbolo di resistenza dalla serie «Giant» di Artem Humilevskiy (2020-21)

Fedorova ha decorato il suo bunker a Kharkiv con un'opera della sua serie «Off-Road Signs» (2021) che recita «Welcome to the Motherland»

«Kherson Heroes» (2022) di Sana Shahmuradova

Redazione GDA, 08 marzo 2022 | © Riproduzione riservata

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