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Il club Hockney

Il club Hockney

Federico Florian

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Alla Royal Academy i nuovi ritratti di amici, colleghi e galleristi

 

Una volta David Hockney dichiarò che «la fotografia non è abbastanza efficace», dal momento che non è «abbastanza reale». Se uno scatto fotografico è in grado di rendere soltanto la superficie di un istante, la pittura, a detta dell’artista britannico, consente di cogliere l’essenza di un oggetto, di un paesaggio o di un individuo. Non è un caso che Hockney (Bradford, 1937) abbia sperimentato, all’inizio degli anni Ottanta, una sorta di ritrattistica cubista attraverso il montaggio di singole Polaroid. L’unitarietà dell’immagine fotografica viene così scardinata a favore di una studiata frammentarietà che ha poco a che vedere con il realismo fotografico. In una conversazione del 1988 con Paul Joyce, chiamò questi fotoesperimenti «joiners», in quanto tentativi di unificare («join») un mosaico di scatti in un’unica veduta. Ma Hockney si stancherà presto della fotografia. Frustrato dalle vedute «ristrette» del mezzo, tornerà presto alla ritrattistica pittorica, più autentica e accattivante. Ed è proprio l’ultima serie di ritratti ad acrilico su tela l’oggetto della nuova personale che l’artista presenta, dal 2 luglio al 2 ottobre, alla Royal Academy (di cui è uno dei più illustri membri), quattro anni dopo l’incredibile successo della mostra «A Bigger Picture». Sono esposti 82 ritratti e una natura morta, considerati da Hockney come un unico corpus di lavori, prodotti nell’arco degli ultimi due anni e mezzo nel suo studio di Los Angeles.

 

Tra i soggetti ritratti, amici, familiari, conoscenti, colleghi, galleristi e membri del suo staff: fra i vari, John Baldessari, Celia Birtwell, Dagny Corcoran, Larry Gagosian, Frank Gehry, Barry Humphries, David Juda, Lord Rothschild e i fratelli John e Margaret. Hockney ha invitato i suoi soggetti a posare ciascuno per tre giorni consecutivi (un tempo di «esposizione» di circa 20 ore), sedendosi sulla stessa sedia con uno sfondo neutro alle spalle. Identiche le dimensioni delle tele (121,9x91,4 cm), esposte in ordine cronologico negli spazi delle Sackler Galleries. Il colore, come in tutti i lavori di Hockney, domina in questa serie di dipinti: ritratti minuziosi, le cui sfumature cromatiche, oltre alla scelta delle pose, contribuiscono a definire i caratteri e le personalità degli individui ritratti.

 

Federico Florian, 18 luglio 2016 | © Riproduzione riservata

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