Il club Hockney

Federico Florian |  | Londra

Alla Royal Academy i nuovi ritratti di amici, colleghi e galleristi

Una volta David Hockney dichiarò che «la fotografia non è abbastanza efficace», dal momento che non è «abbastanza reale». Se uno scatto fotografico è in grado di rendere soltanto la superficie di un istante, la pittura, a detta dell’artista britannico, consente di cogliere l’essenza di un oggetto, di un paesaggio o di un individuo. Non è un caso che Hockney (Bradford, 1937) abbia sperimentato, all’inizio degli anni Ottanta, una sorta di ritrattistica cubista attraverso il montaggio di singole Polaroid. L’unitarietà dell’immagine fotografica viene così scardinata a favore di una studiata frammentarietà che ha poco a che vedere con il realismo fotografico. In una conversazione del 1988 con Paul Joyce, chiamò questi fotoesperimenti «joiners», in quanto tentativi di unificare («join») un mosaico di scatti in un’unica veduta. Ma Hockney si
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