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Il bis di Carlo Orsi e il genio di Canova

Michela Moro

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Visitare la Galleria Carlo Orsi vale sempre la pena: nello spazio vellutato le opere sono poche, di altissima qualità e s’impara sempre qualcosa di nuovo. A maggior ragione se la visita è corredata da una pubblicazione densa d’informazioni.

La passione è il motore che da sempre alimenta Carlo Orsi: «Sono felice di fare esclusivamente il mio mestiere, di riportare alla luce opere dall’oblìo. Trovo un privilegio fantastico dedicarsi alla ricerca e allo studio», dice Carlo Orsi, nominato presidente dell’Associazione Antiquari d’Italia per il biennio 2016-17, al secondo mandato consecutivo, risponde alle nostre domande seduto accanto a un monumentale Canova, alto quasi tre metri con la base. È un calco del genio giacente situato sul monumento a Clemente XIII Rezzonico in San Pietro a Roma, firmato dall’artista, e visibile anche sul retro, dettaglio importantissimo per gli studiosi. Pur nella sua monumentalità mantiene una grazia unica, una morbidezza sensuale che invita ad accarezzarlo, tanto da spingere il pruriginoso papa Leone XII a rivestirlo con un drappeggio in stucco. «Non sono un acquirente di aste, compro da mercanti e privati, spiega l’antiquario, questa scultura è rimasta nelle mani dei proprietari fino a quando è stata esposta». 

È rientrato da poco da Maastricht, dove da anni espone a Tefaf. Ha rilevato dei cambiamenti? 

Tefaf è la qualità conclamata, l’unica fiera che permette di passare dalla Preistoria all’arte contemporanea con un rigore unico. Nello specifico vediamo, non solo a Tefaf, che l’antiquariato non è più fonte di «arredamento», nessuno fa più case in stile, ad esempio, Settecento veneziano o Biedermeier. Ci si concentra sui singoli pezzi, non vanno più seggiole e tavoli ma bronzetti oppure opere uniche e importanti. Il contatto con realtà diverse e collezionisti di tutto il mondo ha ampliato i gusti verso una maggior convivenza tra contemporaneo e antico, anche se a guadagnarci di più è molto spesso il contemporaneo.

È stato rieletto presidente dell’Associazione Antiquari d’Italia, com’è la situazione italiana? 

L’antiquariato è uno dei campi più controllati al mondo, in una maniera ossessiva che una volta non esisteva: devi essere sempre perfetto con i certificati, quindi lo Stato potrebbe partire dal presupposto che siamo persone oneste.

Michela Moro, 06 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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