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I top di Basilea: Manzoni 11 milioni, Burri 10, Basquiat 35, Guston 15

Sarah P. Hanson

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Gli 11 milioni di euro pagati per un «Achrome» di Piero Manzoni esposto da Hauser & Wirth e i 10 milioni ottenuti da Zwirner per un «Sacco» di Burri sono la conferma che l’edizione 2017 di Art Basel sarà ricordata anche per il successo dell’arte italiana, oltre che delle sue gallerie.

Altro nume tutelare della fiera è stato Basquiat, sull’onda del record (100,4 milioni di dollari) ottenuto lo scorso 18 maggio all’asta Sotheby’s di New York. Un’opera del «Picasso nero» esposta da Lévy Gorvy ha trovato un acquirente a 35 milioni di dollari nel collezionista Peter Brant. Philip Guston saliva a 15 milioni di dollari con «Scared Stiff» (1970), in vendita ancora da Hauser & Wirth.

Un collezionista asiatico ha acquistato per un milione di dollari un dipinto di Robert Rauschenberg proposto da Thaddaeus Ropac, mentre a 2,5 milioni di euro un museo cinese si è portato via un dipinto del 1961 di Eva Hesse (sempre Hauser & Wirth). Anche se colpiva la quantità di vendite a sei zeri, le cose andavano bene non soltanto per la fascia alta di mercato. «Avremmo potuto vendere cinque volte tanto», dichiarava Susanne Vielmetter parlando di un collage di Andrea Bower, subito portato via da un collezionista a 65mila dollari. Thomas Dane, intanto, vendeva un quadro di Marisa Merz a 350mila dollari.

Le difficoltà che le case d’asta hanno avuto in passato a garantirsi consegne, sono state inversamente riflesse in fiera dalla quantità di materiale di alto livello per il mercato secondario. Daniel Buchholz vendeva a 55mila euro un quadro di Anne Imhof (autrice della performance «Faust» che ha assicurato il Leone d’Oro alla Germania alla Biennale di Venezia) raffigurante l’artista Eliza Douglas minacciata da una molotov. Peter Freeman, che rappresenta Franz Erhard Walther (Leone d’Oro come miglior artista a Venezia), ne vendeva un’importante opera tessile da parete degli anni Ottanta.

Altri biennalisti mietevano successi: Mark Bradford (protagonista al Padiglione degli Stati Uniti), una cui grande tela prendeva immediatamente il volo a 5 milioni di dollari da Mnuchin, e Olafur Eliasson autore di una grande installazione venduta da neugerriemschneider a 375mila euro. Dorsey Waxter, di Van Doren Waxter, che sta proponendo le tele dello scomparso pittore statunitense Harvey Quaytman al pubblico europeo, dichiarava: «C’è una gran curiosità per l’astrazione geometrica». Forse l’indice di tendenza più attendibile del mercato attuale è l’attenzione concessa a nomi meno noti del XX secolo, che vengono riapprezzati.

Sarah P. Hanson, 04 luglio 2017 | © Riproduzione riservata

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