I ricordi di Francesco Mancinelli Scotti

Alla sua singolare figura di giornalista, archeologo, restauratore e mercante d’arte è dedicato un volume che accoglie gli atti di un workshop internazionale che si è tenuto presso la Fondazione Marco Besso

Francesco Mancinelli Scotti
Giuseppe M. Della Fina |

«Fu giornalista, propagandista, oratore fino a quando lo prese la passione delle cose antiche, dei monumenti, delle ricerche, degli scavi», così Felice Tonetti ricorda la figura di Francesco Mancinelli Scotti in un articolo pubblicato su «Il Giornale Garibaldino». Del personaggio abbiamo anche il ricordo di Augusto Jandolo, in Le memorie di un antiquario: «Quando lo conobbi era già anziano, sempre in nero con due baffetti brizzolati e un largo cappello di feltro … non voleva né sapeva parlare altro che di scavi e di suppellettile di tomba».

A tale singolare figura di giornalista, archeologo, restauratore e mercante d’arte è dedicato il volume che accoglie gli atti di un workshop internazionale che si è tenuto a Roma presso la Fondazione Marco Besso. La sua vita e la sua attività sono ricostruite nei particolari: nato a Civita Castellana nel 1847 dal conte Crispino e da Maria Donegani, figlia di un generale napoleonico, si avvicinò giovanissimo, seguendo le inclinazioni del padre, alla politica: combatte come garibaldino contro l’esercito austriaco nel 1866 e nell’Agro romano nel 1867.

Legato a Ricciotti Garibaldi, ebbe il ruolo di «gerente responsabile» del giornale «L’Eco dell’Operaio», pubblicato a Roma. In precedenza era stato direttore responsabile del periodico settimanale «Il Cittadino Ternano» e, sempre Ricciotti Garibaldi, aveva pensato a lui come responsabile per il giornale «L’Anticlericale». Si avvicinò alla ricerca archeologica, non disgiunta in lui da forti interessi mercantili, quasi quarantenne, nel 1886, iniziando come segretario di una società di scavi archeologici a Civita Castellana, in un’area in cui si andavano concentrando gli interessi del mondo antiquario del tempo.

Le sue indagini toccarono poi numerosi luoghi dell’Italia centrale: Narce, Nepi, Veio, Tarquinia, Vulci, Tuscania, Bisenzio, Ferento, Ardea per limitarsi a qualche esempio, stabilendo accordi con i proprietari dei terreni ed entrando in affari con grande collezionisti stranieri e mercanti d’arte. Ebbe contatti anche con diverse figure della nascente amministrazione delle Antichità e Belle Arti del Regno d’Italia: con alcuni i rapporti furono distesi, con altri conflittuali. Scomparve nel 1936, a 89 anni. La sua attività è emblematica delle difficoltà e delle resistenze che il nostro Paese ha incontrato per arrivare all’affermazione della proprietà pubblica del bene archeologico su tutto il territorio della penisola e per provvedere alla sua tutela.

Lo strano caso di Francesco Mancinelli Scotti,
a cura di Maria Cristina Biella e Jacopo Tabolli, 653 pp., Fondazione Luigi Rovati - Johan & Levi, Milano 2021, € 80

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Giuseppe M. Della Fina