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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliErano due le sezioni dell’asta del 9 novembre da Pandolfini: entrambe confermano il livello di mercato internazionale della casa d’aste fiorentina.
La prima, «Importanti maioliche rinascimentali», era un registro rappresentativo delle più rilevanti botteghe ceramiche italiane tra Quattro e Cinquecento: opere toscane, realizzate principalmente nelle fornaci di Cafaggiolo, Firenze e Montelupo, ma anche maioliche di Deruta, Castelli e Faenza.
Ed è infatti faentino il top lot: la coppa in maiolica decorata in policromia, probabilmente nella bottega di Casa Pirota, con la scena «Il figlio di Fabio Massimo di fronte ad Annibale», datata 1515-20, decorazione ispirata a un affresco di Gerolamo Genga conservato a Palazzo Petrucci a Siena che ritroviamo solo in altri tre piatti, al British Museum, nella collezione Damiron e al Louvre. Partita con una stima di 18-25mila euro, la coppa è stata acquistata per 271.400 (diritti compresi).
Buoni risultati hanno ottenuto anche le maioliche urbinati: il piatto trilobato della bottega di Orazio Fontana andato a 173.800 euro e il grande piatto istoriato con «La sconfitta dei Cananiti», eseguito da Luca Baldi probabilmente a Urbino nel 1550, recante sul retro la scritta «judas dux jstraelitarum expugnat Chananeos», e sulla tesa uno stemma che lo identifica come parte del servizio del cardinale de Lenoncourt: stimato 40-60mila euro, è stato aggiudicato a 131.100. Il totale del venduto ammonta a 1,1 milioni.
La sezione «Capolavori delle collezioni italiane» ha registrato il prezzo più alto per un dipinto di Eugène Boudin, colui che indirizzò il giovane Monet alla pittura en plein air: «Trouville, le rivage», firmato e datato 1896, partendo da una stima di 100-150mila euro è salito fino a 314.100.
Buon esito anche per l’olio su tavola di Antonio Fontanesi, «Il guado», presentato al Salon parigino del 1861 e aggiudicato al telefono per 149.400 euro. A 149.400 euro (partendo da una stima di 60-80mila euro) è andata anche la «Madonna col Bambino» di Bernardo di Stefano Rosselli, attivo a Firenze tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, restituita al catalogo del maestro da Andrea De Marchi.
Tra le opere di archeologia si segnala la statua neoattica raffigurante «Artemide» (alta 1,30 m), della fine del I secolo a.C., aggiudicata per 100mila euro. Sensibile anche il rialzo delle opere del dipartimento di arte orientale: l’intaglio cinese fine dinastia Qing, del XIX secolo, aggiudicato per 81.250 euro e la grande scultura, Cina dinastia Ming, del XVII secolo, salita fino a 106.250 euro. Il totale è stato di oltre 1,3 milioni.
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