La Sala dell’Ercole della Gnam con l’accostamento di Burri, Canova e Pascali

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La Sala dell’Ercole della Gnam con l’accostamento di Burri, Canova e Pascali

Gnam Green. Per primi in Europa

Dal 2016 la direttrice Cristiana Collu persegue una politica di rivoluzione ecologica: «La Terra si lamenta, tendiamole la mano»

Guglielmo Gigliotti

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«La Terra si lamenta, tendiamole la mano». Dal 2016 Cristiana Collu persegue una politica di rivoluzione ecologica della Galleria Nazionale d’Arte moderna e contemporanea (Gnam) di Roma di cui è direttrice dal 2015. Lascerà a ottobre 2023, a fine mandato.

Che cosa è stato fatto sotto la sua direzione alla Gnam, in particolare nell’ambito dell’efficientamento energetico?
Siamo partiti alla fine del 2016 con una riflessione puntuale sulla nostra centrale termofrigorifera a gasolio, costosa e obsoleta. L’urgenza di intervenire in modo strutturale e rispettoso dell’ambiente ha portato alla decisione di un cambio radicale. Nel 2017 l’emissione di Co2 della Galleria Nazionale d’Arte moderna e contemporanea era equivalente a 2.600 tCo2/anno. Un dato: per bilanciare queste emissioni di gas climalteranti è necessaria una foresta tre volte più grande di Villa Borghese (il parco storico in cui ha sede la Gnam, Ndr). Da quel momento abbiamo avviato un piano di ottimizzazione delle risorse e di miglioramento dell’efficienza energetica fino al 2025. Nel 2017 è iniziato il percorso di sostenibilità ambientale ed efficientamento energetico della Galleria (con il coinvolgimento integrato di aspetti gestionali, manutentivi e amministrativi). Nel giugno di quell’anno la Galleria ha ospitato il convegno «Sostenibilità, turismo e beni culturali: la via italiana», organizzato dal nostro Ministero insieme all’Agenzia delle Nazioni Unite per il Turismo (Unwto) e Federturismo. Nel 2018 la Gnam è stata il primo museo in Italia a nominare un «Energy Manager» e ad oggi rimane ancora l’unico museo in Italia a possederne uno al suo interno. Obiettivo: analisi, monitoraggio e ottimizzazione dell’uso dell’energia per conseguire benefici ambientali, energetici ed economici. Nel 2019 è stato il primo museo storico in Europa a ottenere la certificazione ISO 50001.

Nel gennaio 2022 si sono conclusi i lavori della nuova centrale termica: un intervento di efficientamento energetico che, oltre alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili e a una sensibile riduzione dei consumi intermedi, ha permesso alla Galleria di accedere agli incentivi concessi dal Gestore dei Servizi Energetici-Gse Spa, ancora una volta unico museo in Italia. La nuova centrale ha azzerato completamente le emissioni di Co2 eliminando i combustibili fossili e trasformando la Galleria in «carbon neutral», con un risparmio pari al 43%. Ma posso citare anche il nuovo impianto di illuminazione interna a led del dicembre 2019. Sono poi seguite nuove Unità di trattamento aria che permettono il recupero di calore e ventilatori con inverter, nuovi canali e sistemi più efficienti di gestione e controllo del comfort termoigrometrico interno, nonché impianto aeraulico con coibentazione della copertura nel giugno 2021.
Il tutto ha prodotto un risparmio energetico del 15%. Si è infine concluso in settembre il rifacimento dei lucernari con impianto fotovoltaico integrato, che garantiscono il miglioramento delle prestazioni termoisolanti. Anche in questo caso, risparmio energetico del 15%.
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Che cosa l’ha portata a queste scelte?
L’idea di considerare la natura come qualcosa di separato da noi ci ha portato decisamente fuori strada. Se ripercorriamo la storia, la filosofia, la letteratura e l’arte si trovano forti prese di posizione al riguardo. Da sempre, e oggi di più. Ma nonostante si evochi l’apocalisse, nulla sembra fermarci. Siamo troppo ingenui, o troppo disincantati. Abitiamo il pianeta Terra sempre meno poeticamente.

Le 33 opere di artisti di tutto il mondo esposte nella mostra «Hot Spot», aperta fino al 26 febbraio,sembrano affrontare a vari livelli proprio i temi da lei descritti…
La mostra riunisce opere che propongono una riflessione sul nostro pianeta, basandosi sugli strumenti propri dell’arte. L’esposizione non è un manifesto: cerca di raccontare il mondo attraverso l’arte, invita a riflettere sui gravi problemi del pianeta nella loro complessità e non solo sul piano ecologico e sociale. Due opere tra tutte mi paiono particolarmente emblematiche: quella di Mona Hatoum che dà il titolo alla mostra e quella di Pier Paolo Calzolari, «Fuoco e ghiaccio», perché il clima si muove tra questi due estremi. Il riscaldamento climatico è però solo un indicatore di disastri ecologici più ampi e strutturali, di un cambiamento che si riflette anche nel modo in cui interpretiamo le opere d’arte. I problemi climatici, le disuguaglianze sociali, l’aumento della popolazione umana, iperproduzione, consumi irrazionali e spreco sono la conseguenza della cultura della rapida obsolescenza e sostituzione.

Come cambia, anche ideologicamente, la direzione di un museo nell’era della rivoluzione verde?
Si tratta di creare un nuovo paradigma di priorità e di integrarlo nel principio di contraddizione. Di fatto anche il museo inquina, e anche la mostra «Hot Spot», nonostante i suoi buoni propositi. Ma la nostra consapevolezza e sensibilità aumenta, e la possibilità di cambiare le cose insieme potrebbe diventare inarrestabile. Le trasformazioni sono inesorabili e continue e non necessariamente negative. Dovremmo smetterla di essere affezionati a un passato che forse non è mai esistito così come lo ricordiamo e stare con fermezza nel presente. Anzi, dovremmo pensarci come passato del futuro: da questa prospettiva possiamo davvero cambiare traiettoria. Se non solo sentiamo ma ascoltiamo il lamento della Terra, dovremmo tenderle la mano, e tirarci fuori dai guai. Altrimenti il pianeta troverà i suoi metodi per rimettere le cose a posto e ci sopravviverà.

Cristiana Collu

Guglielmo Gigliotti, 24 novembre 2022 | © Riproduzione riservata

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