Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Una veduta dell’installazione di Anthea Hamilton, «May You Live in Interesting Times», 2019, all’Arsenale di Venezia per la 58ma Biennale

Courtesy the artist and Thomas Dane Gallery and kaufmann repetto, Milan / New York. Photo: Andrea Rosetti

Image

Una veduta dell’installazione di Anthea Hamilton, «May You Live in Interesting Times», 2019, all’Arsenale di Venezia per la 58ma Biennale

Courtesy the artist and Thomas Dane Gallery and kaufmann repetto, Milan / New York. Photo: Andrea Rosetti

A Roma Anthea Hamilton ispirata da Otello

Alla Fondazione Memmo è allestita la terza personale italiana dell’artista inglese con la collaborazione di artigiani e designer, come Alice Rivalta, Pietroarco Franchetti, Ezra-Lloyd Jackson

«Piano, fermati. Una parola o due prima che tu vada». A questo passaggio dell’Otello di Shakespeare, Anthea Hamilton ha ispirato la sua personale aperta alla Fondazione Memmo di Roma dall’8 maggio al 2 novembre. «Soft you», questo il titolo della mostra, è tratto proprio dall’incipit «Soft you. A word or two before you go» (atto V, scena II). A cura di Alessandro Antoniolli, l’esposizione si offre proprio come una macchina scenografica composta da ambienti, sculture e oggetti, dove poter sussurrare seducenti e al contempo inquietanti verità.

È questa la terza mostra personale in Italia della 47enne artista britannica, dopo i due appuntamenti da kaufmann repetto nel 2018 e nel 2022. Nel 2016 è stata tra le quattro finaliste del Turner Prize. In tutto il mondo espone il suo codice installativo composto di ambienti, sculture, video, performance, ispirato all’architettura razionalista, al design, alla cultura popolare, alla moda e alle fotografie di moda. Nelle sue mostre, ricrea mondi. Anche a Roma primeggia, su superfici e oggetti, il suo pattern a griglia, disteso come una tassellatura ossessiva. È la geometria fredda a dominare l’inventiva ambientale, ma poi ad abitare questi luoghi sono giganteschi e morbidi vegetali in resina, come a costituire un bilanciamento espressivo. 

Allo stesso modo, l’evidenza delle forme è integrata spesso alla giocosità della loro rappresentazione, con effetto surreale e spiazzante. A Roma, dove, per sottolineare la relazione con la città, compaiono per la prima volta cifre della numerazione romana, Anthea Hamilton attua una delle pratiche da lei più amate: la collaborazione con artigiani e designer. Con Alice Rivalta, ad esempio, realizza un mosaico con la tecnica rankaku, un antico metodo giapponese di intarsio che utilizza gusci d’uovo di quaglia per decorare piccoli oggetti preziosi, come gioielli. Alla Fondazione Memmo Hamilton ha applicato questa tecnica a uno scrittoio, progettato in collaborazione con Pietroarco Franchetti. Il designer olfattivo Ezra-Lloyd Jackson prepara invece fragranze che si diffonderanno negli ambienti. In essi si incontrano paraventi in metallo specchiante, una serie di collage tratti dalla documentazione di «Othello: A play», performance con attori da lei diretta. Le fotografie sono state scattate da Tanguy Poujol. Anthea Hamilton ama infatti concepirsi come regista di spettacoli enigmatici, che ammiccano alla moda e, insieme, all’inconscio.

Anthea Hamilton, «Soft You 1 (I have done the state some service and they know’t)», 2025. Courtesy the artist

Guglielmo Gigliotti, 05 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

A Roma Anthea Hamilton ispirata da Otello | Guglielmo Gigliotti

A Roma Anthea Hamilton ispirata da Otello | Guglielmo Gigliotti