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Gli incubi di De Waal

La mostra di Edmund De Waal al Kunsthistorisches Museum è strettamente legata al suo bestseller Un’eredità di avorio e ambra (cfr. n. 312, set. ’11, p. 42): proprio a Vienna era custodita la collezione di netsuke dei suoi antenati, quei 264 pezzi comprendenti anche l’eburneo leprottino dagli occhi di ambra che per l’occasione, e per la prima volta dopo settant’anni, è tornato nella capitale austriaca.

All’ingresso della grande sala del Kunsthistorisches Museum, fino al 29 gennaio 2017 sede della mostra «Durante la notte», la piccola scultura giapponese è in una vetrina tutta sua, come una sorta di prologo alla selezione di manufatti che De Waal ha operato in oltre due anni tra le collezioni e i depositi del museo: 60 oggetti che emergono dalla penombra per evocare paure, ansie e incubi notturni che ci agitano tutti, ma che per l’autore-ceramista-curatore rimandano anche al nazismo e alle chirurgiche razzie di opere d’arte in case altoborghesi di Vienna, come la sua.

A guidare nel percorso è lo stesso De Waal attraverso le audioguide: dall’acquarello di Albrecht Dürer, che raffigura un incubo che l’artista tedesco ebbe nel 1525, a dipinti fiamminghi colmi di dettagli paurosi, a minacciose maschere medievali o due piccoli seicenteschi draghi in cristallo di rocca, dalla coda e dal becco infranti: un rimando alle distruzioni naziste della Notte dei Cristalli.

De Waal è protagonista con Ai Wewei anche di una mostra che la Kunsthaus di Graz dedica alla porcellana fino al 19 febbraio 2017: manufatti dall’antica Cina a Meissen a opere dei due artisti e di colleghi del XX secolo.

Flavia Foradini, 10 dicembre 2016 | © Riproduzione riservata

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Gli incubi di De Waal | Flavia Foradini

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