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Arabella Cifani
Leggi i suoi articoliDa qualche tempo Alvar González-Palacios ha cominciato ad affiancare ai suoi classici libri di studio sulle arti decorative un filone di testi dedicati alle meditazioni su vivi e morti da lui conosciuti, ai souvenir di una vita non comune: un filone consacrato alla malinconia e al ricordo, a quel complesso sentimento della «saudade» che solo chi vede tramontare le sue stelle sa che cosa sia.
In realtà, già in un libro bellissimo e di largo respiro come Le tre età (Longanesi, 1999) lo studioso aveva incominciato a fare i conti con la sua vita, dispiegando questo sentimento, accompagnato dallo straniamento di chi, ormai italiano da molto tempo, ha lasciato una parte del cuore in un altro luogo, in questo caso nella natia Cuba.
Il volume Persona e maschera: collezionisti, antiquari, storici dell’arte (Archinto, 2014, che aveva recuperato gran parte delle sue interviste per «Il Giornale dell’Arte») aveva visto accentuarsi questa vena irrequieta.
Giunge ora un nuovo libro il cui titolo Solo ombre è già un manifesto. In esso ha raccolto scritti sparsi, meditazioni, recensioni disperse, fogli, dividendoli per sezioni. Si va dalle «Anime iberiche» al «Comando e collezionismo»; si passano in rassegna «Principi del sangue» e «Donne di potere» e poi parole, artisti, testimoni, storici e critici d’arte, figure in posa. Gente che González-Palacios ha conosciuto o che ha frequentato. Fantasmi di una società internazionale elitaria che non esiste più da molto tempo, formata da duchesse con grandi patrimoni e collezioni, come Nancy Mitford; principi cortesi, dive come Maria Felix; scrittrici inquiete, come Karen Blixen; antiquari e artisti, come Fabrizio Clerici; e ancora Mario Praz con le sue fissazioni, Lelia Caetani, il duca di Beaufort e molti altri. Passano nel libro, come all’interno di un caleidoscopio, e finiscono con il fondersi tutti come se il gioco si fosse rotto e pezzi colorati e disordinati non dessero più luogo a un disegno preciso. Pagliuzze dorate brillano nella cenere dei ricordi, faville non sopite.
Ed ecco allora che la «Contessa di Merlin» è l’occasione per ricordare un’infanzia cubana con i voli di grandi lucciole dalla luce verdastra, che si libravano come «anime radiose» e che Palacios bambino catturava per leggere al loro lume palpitante. Lo sfuggente segreto del libro sta proprio in queste notazioni fra le pieghe delle cose narrate, ancor più che nelle considerazioni artistiche, pur affascinanti. Dopo tanta vita, tanti incontri e tante tenzoni intellettuali, ripensando alle ombre del passato, alle fatiche, agli affanni dispersi, per Palacios insiste con forza ineludibile il rimpianto: struggente come il verso di un sonetto di Luis de Góngora: «Resta memoria del mio vano intento / negli annali diafani del vento».
Solo ombre. Silhouettes storiche, letterarie e mondane
di Alvar González-Palacios
260 pp.
ill. b/n, Archinto, Milano 2017
€ 28,00
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