Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

La «Deposizione» (1521) di Rosso Fiorentino (particolare)

Image

La «Deposizione» (1521) di Rosso Fiorentino (particolare)

Gli choc del capolavoro di Rosso Fiorentino

A 500 anni dalla realizzazione, è iniziato il restauro della «Deposizione» di Volterra

Laura Lombardi

Leggi i suoi articoli

A 500 anni dalla realizzazione, è iniziato il restauro della «Deposizione» di Rosso Fiorentino (1521), nella Pinacoteca di Volterra dal 1905 (di proprietà della Parrocchia della Basilica Cattedrale di Volterra). Finanziato della Fondazione Friends of Florence, è stato avviato dall’ex soprintendente Andrea Muzzi sotto la sorveglianza della Soprintendenza diretta da Esmeralda Valente, con la supervisione di Amedeo Mercurio e della restauratrice Elena Salotti.

Sono all’opera per la parte pittorica Daniele Rossi e per i supporti lignei Roberto Buda. Composta da cinque tavole di legno di pioppo spesse 5 cm ciascuna, abrase nella «buccia», la «Deposizione» presenta sofferenze causate soprattutto dal restauro del 1975: «Un intervento a opera della restauratrice Nicola Caruso per l’epoca all’avanguardia, spiega Daniele Rossi, ma troppo drastico: la struttura fu rinforzata con traverse di metallo (che verranno tolte) impedendo movimenti di elasticità del legno, provocando fenditure e danni alla superficie pittorica».

Altri restauri ci furono negli anni Ottanta e nel 2003, quando l’opera subì uno choc termico per un problema di riscaldamento. Oltre a sanare il supporto ligneo si rimuoveranno tracce del restauro ormai incongrue «come il rigatino divenuto fuori tono rispetto alla pittura originale», spiega Rossi sottolineando al momento la difficoltà di «capire quanto l’aspetto molto asciutto, scarnificato della stesura pittorica, con pennellate quasi geometrizzanti, sia frutto dello stile di Rosso, già indicato da Carlo Falciani nei suoi studi sull’artista o frutto di abrasioni successive».

Una curiosità emersa dai documenti d’archivio è che l’opera, proveniente in origine dalla cappella della Compagnia della Croce di giorno annessa alla Chiesa di San Francesco, transitò per Firenze nel secondo dopoguerra, dove fu sottoposta nel 1947 a un restauro, per poi tornare negli anni Cinquanta nella sua «casa», Volterra.

La «Deposizione» (1521) di Rosso Fiorentino (particolare)

Laura Lombardi, 15 novembre 2021 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

La Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze ha riunito circa 150 opere provenienti da oltre 60 tra musei e collezioni private riuscendo a «ricomporre pale smembrate dall’epoca napoleonica grazie a prestiti eccezionali» 

Mentre a fine settembre inaugura la grande mostra su Beato Angelico, il direttore generale del museo fiorentino anticipa in esclusiva a «Il Giornale dell’Arte» l’esposizione che la prossima primavera sarà dedicata al rapporto dell’artista americano con la città

Resta l’amarezza di notare che Firenze, a differenza di altre città europee, pur avendo vantato nel Rinascimento un primato nell’architettura, non abbia oggi una visione complessiva della contemporaneità

Il restauro ha riportato in luce sotto una ridipintura scura i vivaci colori di una delle icone più celebri e venerate nel Medioevo in quanto ritenuta il ritratto di Cristo, da oltre mille anni nella Cattedrale di Lucca

Gli choc del capolavoro di Rosso Fiorentino | Laura Lombardi

Gli choc del capolavoro di Rosso Fiorentino | Laura Lombardi