Gli artisti hanno perso la faccia

Franco Fanelli |  | Francoforte

Alla Schirn Kunsthalle va in scena la crisi dell’autoritratto convenzionale nella contemporaneità: da Beuys a Tillmans, da Cruzvillegas a Urs Lüthi, l’identità va cercata negli indizi

Dürer si raffigurò sia come nobile appartenente alla leadership intellettuale tedesca sia nella cristologica iconografia dell’ignudo uomo di dolori; Caravaggio, sempre incline all’autocommiserazione, volle mostrarsi come Golia giustiziato; Rembrandt fece dell’autoritratto a un tempo il biglietto da visita di un pittore felicemente imborghesito e, negli anni, un diario quanto mai sincero; Velázquez, in «Las Meninas», volle far parte della schiera dei buffoni di corte; Böcklin flirta con la Morte, come voleva il mauditisme simbolista; de Chirico non resistette alla tentazione dell’autoritratto in costume barocco, dichiarandosi Pictor Optimus e senza tempo. Fosse per documentare un successo finalmente raggiunto, fosse per
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