Gli artisti cubani invitano al boicottaggio degli eventi culturali nazionali
In una lettera aperta si dice che il regime sta «usando l’arte per salvare la sua immagine pubblica» a fronte di «persistenti violazioni dei diritti umani» da parte del governo

Artisti cubani e cubano-statunitensi, tra cui Tania Bruguera e Coco Fusco, hanno firmato una lettera aperta in cui esortano il mondo dell’arte internazionale a concentrarsi sulla «repressione del governo cubano nei confronti dei suoi artisti, sulle persistenti violazioni dei diritti umani e sulla crisi umanitaria del Paese». I 24 artisti, studiosi e personalità artistiche che compaiono nella lettera invitano il mondo dell’arte a boicottare gli eventi culturali organizzati e finanziati dal governo cubano. Nella lettera, pubblicata per la prima volta su «Hyperallergic», i firmatari, tra cui figurano anche gli artisti Hamlet Lavastida e Sandra Ceballos, evidenziano altre questioni etiche del mondo dell’arte, affermando ad esempio che «artisti, attivisti e giornalisti culturali investigativi hanno costretto le istituzioni a riflettere sull’etica di accettare il sostegno di aziende e individui che traggono profitto dai combustibili fossili, dalla produzione di armi e da prodotti farmaceutici che creano forte dipendenza».
I firmatari sottolineano anche la recente controversia in Turchia sul licenziamento di Defne Ayas come curatore della Biennale di Istanbul del 2024. La crisi a Cuba, tuttavia, «non ha ricevuto un’attenzione tale da suscitare un’analoga preoccupazione sull’etica della cooperazione con lo Stato cubano». I 24 firmatari invitano poi a boicottare gli eventi culturali sponsorizzati dallo Stato sull’isola, indicando l’imminente Havana Art Weekend che si terrà a novembre e che, secondo il sito ufficiale dell’evento, è una «vibrante stravaganza di quattro giorni che trasforma L’Avana in un centro internazionale per gli appassionati d’arte e per i professionisti». In un’e-mail gli organizzatori dell’evento hanno smentito l’ipotesi di legami con il governo, affermando che «Havana Art Weekend è un’iniziativa indipendente senza affiliazioni o sponsorizzazioni da parte del Ministero della Cultura o del governo cubano». Hanno aggiunto che per la prossima edizione «manterranno la natura indipendente dell’Havana Weekend ospitando il programma esclusivamente negli studi privati degli artisti e in altri spazi non governativi».
I firmatari della lettera aperta sono tuttavia chiari su ciò che considerano la portata del coinvolgimento governativo e istituzionale nella repressione. «È indispensabile che gli stranieri riconoscano che la repressione degli artisti è attuata dagli stessi burocrati culturali che li accolgono sull’isola, li presentano a un numero selezionato di artisti fidati e organizzano le loro visite alle gallerie d’arte statali», aggiunge la lettera. I firmatari affermano inoltre che «più di mille prigionieri politici stanno attualmente scontando pene oltraggiosamente lunghe per aver protestato pacificamente, e tra loro ci sono diversi nostri colleghi artisti», una mossa criticata da organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch. All’inizio di quest’anno, l’artista e attivista cubano Luis Manuel Otero Alcántara, detenuto in carcere a Cuba, ha lanciato un appello «alle persone di coscienza di tutto il mondo affinché sostengano la nostra lotta per liberare noi stessi e il nostro Paese» in un articolo pubblicato sul quotidiano «Miami Herald». Alcántara è detenuto a Guanajay, un penitenziario di massima sicurezza a sud-ovest dell’Avana.
La pubblicazione del suo commento segna due anni dal suo arresto, avvenuto durante le proteste antigovernative che hanno investito il Paese. Nel frattempo, secondo Hyperallergic, lo scorso dicembre a Cuba è stato applicato un nuovo codice penale, che include regole più severe per la censura dei social media. «Il nuovo codice penale stabilisce che i cittadini cubani possono essere incarcerati fino a due anni per aver pubblicato critiche al governo sui social media, per aver ricevuto finanziamenti esterni per attività culturali indipendenti o per essersi impegnati in attività che potrebbero essere interpretate come interferenze nelle operazioni del governo», si legge nella lettera.