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Giovanni Gastel

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Gastel voleva tutti felici

Il fotografo è morto a 65 anni a causa del Covid-19

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Redazione GdA

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Il fotografo italiano Giovanni Gastel è morto a Milano il 13 marzo 2021 a seguito di contagio da Covid-19. Avrebbe compiuto 66 anni il prossimo dicembre. Era noto come fotografo di moda, ma è stato un intellettuale a tutto tondo, artista, poeta e scrittore. La lista delle persone che ha immortalato è lunghissima, da Barack Obama a Maradona, da Pino Daniele a Johnny Depp. I suoi scatti, dotati di un garbo innato, uniscono uno sguardo originale del soggetto a uno stile patinato, non privo di ironia.

Giovanni Gastel era nato a Milano il 27 dicembre 1955, da Giuseppe Gastel e da Ida Visconti di Modrone, l’ultimo di sette figli. Nipote diretto di Luchino Visconti, Gastel assorbe in famiglia un senso estetico e un ideale di eleganza.

Nel 1967, all’età di dodici anni, Gastel inizia a mostrare la sua vocazione artistica, entrando a far parte di compagnie di teatro sperimentale, per le quali recita fino all’età di diciassette anni. Parallelamente, coltiva la passione per la poesia e a sedici anni pubblica una raccolta intitolata Casbah.

Negli anni Settanta, avviene il suo primo contatto con la fotografia. Da quel momento, ha inizio un lungo periodo di tirocinio durante il quale fotografa matrimoni, esegue ritratti, piccoli still-life e qualche servizio di moda per bambini. Un’occasione importante gli viene offerta nel 1975-76, quando inizia a lavorare per la casa d’aste Christie’s.

La svolta avviene nel 1981 quando incontra Carla Ghiglieri, che diventa il suo agente e lo avvicina al mondo della moda. Dopo la comparsa dei suoi primi still-life sulla rivista Annabella, nel 1982 inizia a collaborare con Vogue Italia e poi, grazie all’incontro con Flavio Lucchini, direttore di Edimoda, e Gisella Borioli, alle riviste Mondo Uomo e Donna.

Da questo momento, la sua attività professionale s’intensifica e inizia a collaborare con le più prestigiose testate di moda sia in Italia che all’estero, soprattutto a Parigi. Elabora in questi anni il suo stile caratterizzato da una poetica ironia, e la sua passione per l’arte lo porta ad introdurre nelle fotografie il gusto per una composizione equilibrata, traendo ispirazione anche dallo studio dell’arte rinascimentale. I suoi riferimenti sono la Pop Art e l’opera fotografica di Irving Penn.

Intorno alla metà degli anni Ottanta, fonda la Gastel&Associati con Angelo Annibalini e Uberto Frigerio, con la quale intende promuovere l’inserimento nel mondo professionale di giovani fotografi, cresciuti nel suo studio o incontrati nei workshop.

La consacrazione artistica avviene nel 1997, quando la Triennale di Milano gli dedica una mostra personale, curata da Germano Celant, in cui vengono presentati circa 200 scatti. Gastel utilizza le tecniche «old mix», quelle a incrocio, le rielaborazioni pittoriche, gli sdoppiamenti e le stratificazioni, fino al ritocco digitale.

Il successo professionale si consolida nel decennio successivo, quando il suo nome appare nelle riviste specializzate insieme a quello di fotografi italiani e internazionali quali Oliviero Toscani, Giampaolo Barbieri, Ferdinando Scianna, Helmut Newton, Richard Avendon, Annie Lebowitz, Mario Testino e Jurgen Teller. Nel 2002, nell’ambito della manifestazione La Kore Oscar della Moda, riceve l’Oscar per la fotografia.

Presidente onorario dell’Associazione Fotografi Italiani Professionisti e membro permanente del Museo Polaroid di Chicago, svolge la sua attività lavorativa nel suo studio in Via Tortona a Milano, dove continua a coltivare la sua passione per la poesia e per la ricerca fotografica al di fuori degli schemi della moda.

Nel 2016 Germano Celant, anche lui vittima del virus, gli dedica una monumentale antologica a Palazzo della Ragione a Milano.

A proposito del ruolo del fotografo nell'era dei social media, Gastel ha dichiarato: «C’è chi ritiene che il lavoro dei fotografi professionisti viene oscurato da tante immagini prodotte ogni giorno dai telefonini e diffuse sulla rete. Io ribadisco che proprio in questo momento i fotografi professionisti hanno l’opportunità di far emergere il proprio linguaggio legato all’immagine che viene immortalata in uno scatto». In un'altra intervista aveva detto: «Quando fotografo voglio che tutti siano felici».

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Redazione GdA, 13 marzo 2021 | © Riproduzione riservata

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