Elogio del falso in una bassa epoca
Zeri aveva suggerito che «fare l’arte moderna è molto più difficile che fare l’arte antica», ma per il celebre saggista e accademico di Francia «i falsi sono molto più numerosi nell’arte moderna che nell’arte antica». Feticci creati dal mercato
Durante varie settimane ho quindi visto uscire da valigette di cuoio o da pacchi mal confezionati dozzine e dozzine di Manet, Monet, Renoir e Picasso, e tutte erano copie più o meno abili, ossia dei falsi. Davanti alla delusione dei miei visitatori, che per la maggior parte li avevano acquistati a caro prezzo, e di fronte alla loro incredulità, dovevo ogni volta, per convincerli, metter sotto i loro occhi le illustrazioni dei cataloghi ragionati, a prova del fatto che l’originale si trovava altrove, oppure che certe distinzioni sottili ma ben visibili permettevano di stabilire la mediocrità della copia in confronto alla qualità dell’originale. In pochi mesi mi sono così passati tra le mani centinaia di falsi, un dato di fatto che rende la casistica vertiginosa: quanti milioni di falsi sono messi in circolazione nel mondo, e si ritrovano sulle pareti degli amatori, elementi di un mercato
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