Prosegue fino al 12 maggio, da M&L Fine Art, «Lucio Fontana: Sculptor. From the Earth to the Cosmos», mostra curata da Luciano Tellaroli e Paolo Campiglio per la galleria dei milanesi Matteo Lampertico e Luca Gracis. Lucio Fontana (1899-1968) amava dire «io sono uno scultore» e tale è stato, in modo esclusivo all’inizio, poi più saltuariamente. La mostra riunisce quindici sculture e cinque disegni a esse collegati, degli anni tra i Trenta e i Sessanta: l’opera più precoce è il bozzetto per i «Cavalli che seguono la Vittoria», monumentale gruppo di gesso (perduto) per la seconda Triennale di Milano, nel 1936.
Del dopoguerra sono i piatti di ceramica «Battaglia» e «Guerrieri a cavallo», realizzati ad Albissola, mentre il primo «concetto spaziale» esposto è «Il pane», 1951, una lastra d’argilla forata da fitti buchi, della quale si conosce un solo altro esempio, della Fondazione Lucio Fontana. Il suo rapporto con l’architettura è rappresentato dai bozzetti della «Madonna Assunta» e «San Michele», 1958, per la chiesa dell’Assunzione di Celle Ligure. Chiude la rassegna «Concetto spaziale», 1960-65. La mostra si sposterà da Gracis, a Milano, dal 24 maggio al 20 giugno.
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