«Immagine» (1964) di Giuseppe Santomaso (particolare)

Cortesia di ML Fine Arts

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«Immagine» (1964) di Giuseppe Santomaso (particolare)

Cortesia di ML Fine Arts

Otto gloriosi anni di Santomaso

La mostra dell’artista veneziano da ML Fine Arts, ripercorrendo un felice periodo della sua vicenda creativa, raggruppa una dozzina di opere di assoluta qualità e significato  

Per l’omaggio a Giuseppe Santomaso (Venezia, 1907-1990) ordinato nella sua galleria milanese ML Fine Arts, Matteo Lampertico con Nico Stringa, curatore del Catalogo ragionato dell’artista (2017, Allemandi Editore), ha ritagliato otto anni soltanto all’interno di un itinerario artistico lungo mezzo secolo. Gli otto anni più significativi, però, del suo percorso, intrapresi da Santomaso a ormai cinquant’anni, nel 1957, quando la Grace Borgenicht Gallery presenta a New York la sua prima personale e lui può così conoscere di persona e confrontarsi con il lavoro dei protagonisti dell’Espressionismo astratto. Questo incontro lo guiderà verso nuove strade, liberando il suo gesto pittorico e dando vita alla stagione altissima del «suo» Informale (Stringa rileva come l’artista non volesse essere assimilato a quell’area artistica).

Lui, che sin dal 1946 era stato in prima linea accanto al critico Giuseppe Marchiori nel dare vita alla Nuova Secessione Artistica Italiana (presto diventata Fronte Nuovo delle Arti), gruppo di pittori dissidenti di segno marcatamente neo-picassiano, e che aveva fatto parte, sempre da primattore, del Gruppo degli Otto, riunito dal 1952 al 1954 intorno al grande Lionello Venturi, quando entrò in contatto con la libertà gestuale dell’Action Painting, ne assorbì la vitalità e si avvalse perfino del dripping di Pollock, senza però abdicare mai a quella forma di controllo che appartiene profondamente alla nostra tradizione e che, nel suo caso, sovrintese a composizioni sempre calibrate e armoniose, in una sorta di felicissimo ossimoro che rende inconfondibile il suo linguaggio rispetto a quello di artisti a lui vicini, come Vedova o Tancredi.

Anche la materia pittorica cambiò di pelle, diventando porosa, grumosa e ruvida, «da affresco» come fu suggerito sin d’allora. Da questa miscela di stimoli scaturisce la sua stagione del («non») Informale, che si chiuderà nel 1964, l’anno in cui alla Biennale di Venezia si assisterà dall’«invasione» (così fu vissuta, amaramente, dai nostri artisti) della Pop Art americana e all’assegnazione del Leone d’Oro a Robert Rauschenberg.

Nella mostra milanese (aperta fino al 20 maggio), una dozzina di opere di questi anni, molte di grandi o molto grandi dimensioni, tutte di assoluta qualità e significato, ripercorrono quel periodo così felice nella vicenda di Santomaso, ponendo in evidenza anche l’accendersi improvviso, in alcune opere del 1960, di una cromia vivace, che presto però si stempererà in una tavolozza più chiara e che con «Immagine», 1964, qui esposto, aprirà alla sua successiva ricerca.

«Minaccia» (1963) di Giuseppe Santomaso

Ada Masoero, 26 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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Otto gloriosi anni di Santomaso | Ada Masoero

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