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Ecco come il virtuale dilaga anche in Italia

Amit Sood, fondatore e direttore di Google Arts & Culture, ricorda spesso che «molto prima che l’uscita di uno smartphone mettesse in fila centinaia di persone, la tecnologia era già capace di richiamare le folle

Stefano Luppi

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Nel 1609 Galileo Galilei mostrò per la prima volta la luna con il suo telescopio in una Piazza San Marco gremita». Trascorsi 400 anni da allora, oggi realtà virtuale in diverse accezioni riunisce, nel progetto dell’azienda americana, 1.200 musei di 70 Paesi tra cui gli italiani Uffizi (i primi ad aprire la visita della propria collezione in street view), i Musei Capitolini di Roma, i Musei Civici di Venezia.

Che il 3D, la realtà aumentata e quella virtuale (capaci di produrre rappresentazioni verosimili, realtà parallele, spazi tridimensionali esplorabili dal fruitore attraverso l’utilizzo delle tecnologie multimediali ad accompagnare le visite fisiche) siano sempre più importanti e diffuse in mostre e musei è un dato di fatto, confermato da decine di episodi in Italia e all’estero.

Numerosi esperti ne hanno discusso lo scorso 1 e 2 giugno, a Venezia, nel convegno «Im-Arch. Immersive Architecture Conference», la prima conferenza sulla realtà aumentata e virtuale in ambito museale. A ottobre l’Università Iuav di Venezia organizzerà un master in architettura digitale in collaborazione con Jeff Mottle, organizzatore di Im-Arch, che spiega: «Negli ultimi due anni abbiamo assistito a una crescita senza precedenti. L’applicazione di Vr (Virtual Reality) e Ar (Augmented Reality) offre opportunità negli ambiti della progettazione architettonica e del design, del marketing e della comunicazione». 

Gli esempi relativi a tutto ciò sono numerosi. Fino a poco tempo fa, ad esempio, sarebbe stato impensabile accostare Hieronymus Bosch alle esperienze multisensoriali: è stato invece possibile fino al 4 giugno a Palazzo Ducale di Venezia, dove i visitatori possono utilizzare un «oculus», una app utile, spiegano gli organizzatori, «per immergersi nei sogni dell’artista». Sempre più, anche nel nostro Paese, dunque, i musei e i centri espositivi si attrezzano, anche se perlopiù ancora non esiste al loro interno la figura di addetto al «digitale», come invece accade nelle grandi istituzioni internazionali.

Chi, come la Reggia di Caserta, ha messo in campo un assistente virtuale ha quindi «alzato l’asticella» non di poco, immaginando il pubblico del futuro. Non a caso le nuove generazioni entrano nell’universo che gli esperti definiscono «4.0», com’è accaduto a fine maggio a Modena, dove l’Istituto tecnico industriale Fermi ha organizzato per gli studenti la giornata «Progetti Generazioni Digitali. Nuove Tecnologie».

Gli esempi anche nel Belpaese non mancano, nonostante la strada sia in salita. Banca Monte dei Paschi di Siena è la prima istituzione italiana a firmare un accordo con Smartify, una «community interest company» inglese («Smartify is your personal digital art curator») che promuove l’accessibilità e la portabilità delle informazioni in ambito artistico. Banca Mps adotta l’applicazione, già utilizzata in molti musei a Londra, Parigi, Amsterdam e New York, che permette ai visitatori di riconoscere le opere d’arte lungo il percorso museale della collezione bancaria inquadrandole con i dispositivi mobili.

A Roma, all’Abbazia delle Tre Fontane, complesso monastico in parte di clausura dove la tradizione cristiana attesta il martirio di san Paolo (67 d.C.), è nato lo scorso maggio un progetto di realtà virtuale. L’ha realizzato la start up Sfera Productions e permette tour virtuali negli spazi claustrali e nel giardino. A Spoleto (Pg), nella scorsa primavera, è nato l’istituto privato Casa Amedeo Modigliani: «Esponiamo, spiegava il 2 giugno a www.ilgiornaledellarte.com il presidente Luciano Renzi, riproduzioni realizzate con un sistema in altissima definizione attraverso la tecnologia Modlight®, basata su impianti a led e su fotografie scattate sulle opere originali». Il progetto DigitaLife è un film «corale» che racconterà i cambiamenti avvenuti negli ultimi vent’anni di mondo digitale e internet attraverso filmati girati e spediti dal pubblico, con uno sguardo proiettato al futuro.

Sono molti i partner, in aumento: Fai, Parco Nazionale delle Cinque Terre, Terre des hommes, Associazione Europea delle Vie Francigene, Movimento Lento, Associazione Nazionale della Stampa Online, Ordine dei giornalisti della Toscana. «Internet e le nuove tecnologie, dice il presidente di Movimento Lento Alberto Conte, hanno tra l'altro rivoluzionato il viaggio a piedi e in bicicletta. Mappe, racconti, informazioni un tempo difficili da reperire, oggi possono essere condivise in tempo reale». Alla fine, dalle centinaia di video inviati nascerà un film collettivo affidato al regista Francesco G. Raganato.

Anche le mostre temporanee si stanno adeguando, come accade per «Magister Giotto» a Venezia o a Milano, al Mudec dove arriva l’appuntamento itinerante «Klimt Experience» (26 luglio-7 gennaio 2018), rappresentazione multimediale immersiva, con un intero salone digitale dedicato al padre fondatore della Secessione Viennese. Anche le città stanno iniziando ad accorgersi delle nuove opportunità, come accade a Torino dove è appena nata «Welc Map», la prima mappa che unisce carta e digitale in unico strumento che sfrutta le potenzialità della realtà aumentata: attraverso lo smartphone è possibile accedere a notizie storiche e artistiche. Il progetto è sviluppato dall’agenzia Spam Concept, adottata dal Comune.

Stefano Luppi, 05 luglio 2017 | © Riproduzione riservata

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