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Una veduta della mostra «Paradise Lost» di Fallen Fruit al Museo della Figurina di Modena

Foto © Rolando Paolo Guerzoni

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Una veduta della mostra «Paradise Lost» di Fallen Fruit al Museo della Figurina di Modena

Foto © Rolando Paolo Guerzoni

Il paradiso della biodiversità perduta di Fallen Fruit

A Modena il nuovo intervento del duo californiano nella Palazzina dei Giardini ducali e nel Museo della Figurina, dalla cui collezione si sono lasciati ispirare per la realizzazione della carta da parati

Se si dovesse trovare un antecedente storico visivo al lavoro del duo americano Fallen Fruit (David Allen Burns e Austin Young), sarebbe il rarissimo Girolamo Pini (notizie a Firenze, 1614-15), autore di tre sole opere firmate raffiguranti «Campionari di fiori», conservate al Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Al di là dei dubbi che ancora sussistono riguardo tale misconosciuto autore, si tratta di dipinti legati alla cultura scientifica di Jacopo Ligozzi, «brodo di cultura» che ben si lega, appunto, a quanto ora si vede alla mostra «Paradise Lost» (da John Milton), in corso fino al 24 agosto alla Palazzina dei Giardini ducali e al Museo della Figurina nel vicino Palazzo Santa Margherita di Modena

A cura di Francesca Fontana, l’intervento emiliano di Burns e Young si svolge attraverso la predisposizione di una sorta di carta da parati che avvolge l’intero edificio seicentesco di origine estense, arricchito per l’occasione da una serie di animali tassidermizzati provenienti dal Museo di zoologia e anatomia comparata dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Qui il duo californiano, nel realizzare un «paradiso della biodiversità perduta», un ambiente lussureggiante con immagini di fiori, piante, farfalle, uccelli e animali, si è ispirato anche a immagini di collezioni storiche conservate nel locale Museo della Figurina, principalmente quelle realizzate tra il 1885 e il 1925 da marchi storici come Liebig, Bon Marché, Suchard, ma i rimandi sono certamente più ampi e si perdono nell’arte della «natura morta» e lungo i secoli, con il fine di suggerire anche una riflessione, questa più moderna, sull’ambiente naturale minacciato dai cambiamenti climatici.

Il collettivo statunitense, fondato nel 2004 a Los Angeles da Matias Viegener, David Allen Burns e Austin Young, poi nel 2013 proseguito dagli ultimi due artisti, utilizza visivamente la frutta quale mezzo per esplorare concetti di spazio pubblico, comunità e cittadinanza: il collettivo, infatti, ha iniziato mappando alberi da frutto che crescono su proprietà pubbliche, trasformando questa pratica in installazioni artistiche, video documentari e ritratti fotografici. Tra i progetti più noti vi è il pluriennale «The Endless Orchard», un frutteto urbano collaborativo che invita le persone a piantare alberi da frutto in spazi pubblici, con il fine di promuovere la condivisione e la partecipazione di una comunità. Altra opera significativa degli ultimi anni è «Monument to Sharing» al Los Angeles State Historic Park e al Nevada Museum of Art, dove arte pubblica e agricoltura urbana si uniscono a esplorare il concetto di generosità attraverso installazioni che spesso trasformano gli spazi espositivi in ambienti immersivi, utilizzando elementi come carta da parati decorata con motivi a flora e fauna, la cui ideazione segue riflessioni sulle collezioni permanenti dei vari luoghi dove il duo ha esposto (Victoria and Albert Museum di Londra, Chiostro del Bramante a Roma, la Ngv Triennial di Melbourne). Infine nel 2023, in Italia, è stata la volta dell’Accademia Carrara di Bergamo, dove gli artisti hanno prodotto un’opera simile a quella modenese.

Una selezione di figurine conservate presso il Museo della Figurina di Modena. Foto © Rolando Paolo Guerzoni

Stefano Luppi, 08 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

Il paradiso della biodiversità perduta di Fallen Fruit | Stefano Luppi

Il paradiso della biodiversità perduta di Fallen Fruit | Stefano Luppi