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Eccentrica erotica eretica Carol Rama

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Franco Fanelli

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Mentre una retrospettiva itinerante approda alla Gam, si lavora al «Catalogo ragionato» dell’artista torinese: un’impresa non facile data la prolificità dell’artista e del suo variegato collezionismo 

Termina, alla Gam di Torino, dal 12 ottobre al 5 febbraio,  la lunga «tournée» della mostra «La passione secondo Carol Rama», partita nell’autunno del 2014 dal Macba di Barcellona. A cura di Teresa Grandas e di Paul B. Preciado, si tratta di una produzione di marca spagnola e non torinese, nonostante la vita di Carol Rama (1918-2015) si sia svolta nel capoluogo piemontese. 200 le opere esposte a documentare, dal 1936 al 2005, le diverse fasi della produzione dell’artista, una sorta di mix tra Meret Oppenheim, Frida Kahlo e Kiki Smith che, dopo un esordio di marca surrealista con figure dalla forte carica erotica, conobbe una fase concretista, per poi riavvicinarsi a suggestioni surrealiste e vicine al Nouveau Réalisme anche attraverso l’uso di materiali non «canonici». 

Di marca torinese è invece l’Associazione Archivio Carol Rama, istituita nel 2010 allo scopo di tutelare la figura e l’opera dell’artista.
Tra gli obiettivi dell’Archivio è la realizzazione del Catalogo ragionato, impresa finanziata dalla Fondazione Sardi per l’Arte di Torino, di cui si è fatta carico Maria Cristina Mundici (in collaborazione con Raffaella Roddolo), membro del comitato scientifico dell’Archivio con Liliana Dematteis, Marco Vallora e Lea Vergine.  Sul mercato, sempre più attivo, di Carol Rama, la novità è l’ingresso di Dominique Lévy, che rappresenta ora l’artista negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, in collaborazione con Isabella Bortolozzi di Berlino. 

Cristina Mundici, quante opere avete schedato sinora?

Abbiamo inserito nel nostro database circa 700 opere; di alcune di queste dobbiamo però completare l’acquisizione di dati.

Ci sono opere inedite?

Molte, di cui alcune note solo per la loro pubblicazione in cataloghi coevi alla loro realizzazione.

Il catalogo apporterà novità? 

Sicuramente sarà impressionante avere una panoramica, che noi ci auguriamo il più completa possibile, anche se non potrà mai essere del tutto esaustiva, del lavoro di Carol Rama. Ci saranno molte opere sconosciute e soprattutto sono venute alla luce intere serie di lavori di cui si conoscevano esclusivamente, e questo soltanto in alcuni casi, uno o due esemplari. Ciò amplia la nostra consapevolezza dello sperimentalismo dell’artista, della sua versatilità nell’uso di materiali e iconografie, del suo aggiornamento su quanto andava accadendo nel mondo dell’arte.

Quali sono le maggiori difficoltà nella raccolta delle opere?

Le difficoltà sono tante, considerato anche il fatto che non esisteva alcun repertorio già impostato o documento che potesse essere d’aiuto. E inoltre Carol Rama stessa ha distribuito le proprie opere a una grande varietà di persone, non necessariamente collezionisti, che l’hanno accompagnata per più o meno lunghi tratti della sua vita. Soggetti, quindi, di difficile reperibilità con i mezzi tradizionali di chi si impegna in un catalogo ragionato. 

Il catalogo avrà una suddivisione per tecniche?

Non ci pare possibile suddividere il catalogo per tecniche, considerata la contaminazione tra medium diversi all’interno di ogni singola opera. Anche la classica suddivisione tra opere su carta e su tela non potrà essere seguita: ci sono opere su carta che hanno tutta la dignità di opere su tela e la pura differenza del supporto non ne autorizza la collocazione in altra parte del catalogo. Si propenderà piuttosto per una suddivisione cronologica.

Il problema dei falsi colpisce il lavoro di Carol Rama? 

È possibile che si riscontrino opere per le quali non ci sono sufficienti elementi per poterle catalogare e in questo caso preferiamo astenerci.

Quale tipo di collezionismo sosteneva la sua opera? 

Esiste, ovviamente, un forte nucleo di collezionisti torinesi. Non va però trascurato il fatto che Carol Rama ha intrattenuto rapporti intensi anche con personaggi non residenti a Torino e che è anche sempre stata presente alle principali manifestazioni pubbliche d’arte, dalle Triennali alle Quadriennali alle Biennali veneziane. E che soprattutto da anni recenti si sta manifestando un notevole apprezzamento  internazionale per la sua opera. Ci auguriamo che coloro tra i grandi collezionisti con i quali non abbiamo ancora avuto contatti rispondano all’appello.

Come si svolge l’attività dell’Archivio? 

L’Archivio, presieduto dall’avvocato Michele Carpano, solo nel 2015 ha di fatto iniziato la propria attività di archiviazione delle opere, che viene svolta dal comitato scientifico; oltre all’archiviazione delle opere e alla costituzione del catalogo ragionato, ha come finalità statutarie la tutela e la promozione dell’artista.

È possibile prevedere una data di pubblicazione del catalogo?

Al momento è difficile. Il reperimento delle opere è difficoltoso sia perché spesso sono conservate presso collezionisti non «di professione», sia perché la produzione è cospicua, sia perché, ripeto, non ci si può basare su alcun documento già costituito. Preferiamo comunque che, avendo iniziato a lavorare già da due anni, non intercorra troppo tempo rispetto alla data di pubblicazione, il che comporterebbe un’altra serie di problemi. Optiamo quindi per un catalogo ragionato che lasci ancora qualche margine di scoperta, con la possibilità di produrre in seguito un aggiornamento.

La missione delle FondazioneNel Catalogo ragionato di Carol Rama profonde attualmente la maggior parte delle sue risorse la Fondazione Sardi per l’Arte, istituita nel 2014 da Pinuccia Sardi Cagnucci (nella foto con l’artista), che la presiede. Gli obiettivi della fondazione spaziano «dalla valorizzazione di figure importanti, note e meno note, del panorama artistico novecentesco, alla promozione di iniziative a favore di giovani artisti, critici, studiosi, curatori e al recupero di documenti e archivi d’artisti o di personalità loro legate». Il Catalogo è la logica conseguenza di un rapporto con l’artista torinese iniziato negli anni Novanta, quando Pinuccia Sardi Cagnucci era titolare della Galleria Carlina a Torino. In precedenza altri fondi sono stati destinati a un libro dedicato a Carol Rama, Il magazzino dell’anima (Skira, 2014), con testi di Maria Cristina Mundici e fotografie di Bepi Ghiotti scattate nella casa-studio dell’artista. Ma la Fondazione è attiva in più direzioni, finanziando, ad esempio, il Premio Sardi Back to the Future, destinato a gallerie che espongono nell’omonima sezione alla fiera Artissima, oppure, nel 2013-14, un seminario di xilografia presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Del 2015 è il finanziamento al catalogo della mostra «PanoRAMA» a cura di Olga Gambari, in cui diversi artisti in sei gallerie del quartiere Vanchiglia (dove abitava Carol Rama) hanno lavorato «in dialogo» con l’opera della pittrice torinese. Ancora sul fronte editoriale, si colloca il contributo alla realizzazione di Nespolo e la filosofia. Avanguardia, cinema, immagini, curato da Davide Dal Sasso e pubblicato da Rosenberg & Sellier. Alla confluenza tra arte, fotografia e ambiente si colloca invece la partecipazione al progetto «Paesaggio disegnato» dello Studio di architettura e scultura C&C di Torino, incentrato sulla valorizzazione del patrimonio culturale dei territori dei vini piemontesi, recentemente entrati nella World Heritage List dell’Unesco. Tra i progetti futuri, un libro dedicato a Marzia Migliora, artista a sua volta affascinata da Carol Rama.

Franco Fanelli, 12 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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