Dalle «povere ma belle» alle top model

La modella accompagna tempestosamente il mondo della moda, dal tempo in cui le signorine di pochi mezzi si prestavano a esibirsi negli atelier, svolgendo un mestiere considerato decisamente come poco decoroso. Con il secondo dopoguerra e l’ideologia diffusa dei «poveri ma belli», sdoganati dal Neorealismo, si definì una nuova figura professionale, la manequin, come pronunciava indimenticabilmente Lucia Bosè ne «Le ragazze di Piazza di Spagna» di Luciano Emmer (1952), vicenda di una ragazza di sartoria presso le Sorelle Fontana che viene promossa di grado, scatenando per il suo nuovo lavoro le ire dell’iperconservatore fidanzato, che la vorrebbe dietro ai fornelli e a badare ai figli per tutta la vita.
Sul tema, ricostruendo da una angolazione curiosa il costume italiano postbellico, interviene efficacemente Gabriele Monti nel suo volume In posa, che ripercorre gli sviluppi dalla definizione di una
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