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Dal Rivellino a Marte

Jesús Rafael Soto, Stephan Spicher ed Emma Nilsson in realtà aumentata

Anche il Centro Culturale Il Rivellino durante il lockdown ha prodotto una mostra digitale in realtà aumentata, online su ilrivellino.ch. Al centro del progetto ci sono dodici sculture e opere bidimensionali di Jesús Rafael Soto (Ciudad Bolívar, 1923-Parigi, 2005) e quattro dipinti di Stephan Spicher (Basilea, 1950) e, a unificare il tutto, un contributo sonoro di Magmatic Emanation (alias Emma Nilsson) realizzato appositamente, un fattore che rende unico questo progetto virtuale. Emma Nilsson e Stephan Spicher raccontano come si è sviluppato il progetto.

Stephan Spicher, come dialogano le sue opere con quelle di Jesús Rafael Soto?

È un rapporto molto efficace, basato sulla posizione diametralmente opposta dei nostri due approcci. A livello di percezione Soto rappresenta l’incertezza ottica, mentre le mie opere esprimono un’immutabilità che permette allo spettatore di «tornare in se stesso».

Quali opere espone?

Opere della serie informale «Ceneri», degli anni Ottanta. Dipinti in cui dissolvo la forma riducendola a una sorta di muro amorfo. Li ho realizzati in Ticino nella Valle Maggia, il muro rappresenta la montagna insormontabile, metaforicamente, il limite.

A che cosa sta lavorando adesso?

A grandi disegni e acquerelli. Voglio creare il caos con le linee, guardando ancora una volta al mondo naturale, all’essenza della natura, di un groviglio di rami visto per la prima volta, prima che sia identificato da un nome scientifico. Mi piace questo preconcetto della natura, che io chiamo «elementare». Quando l’immagine viene verso di noi, libera dalle idee.

Quest’anno compie 70 anni. Un bilancio?

Artisticamente faccio quello che voglio, un enorme privilegio. E il lavoro continua! La mia ricerca s’ispira sempre a processi naturali, parto da un’educazione scientifica cui mi ha introdotto mio padre: a lui sono grato in questa ricorrenza.

Emma Nilsson, com’è stato confrontarsi con le opere di Jesús Rafael Soto?

A Soto piace giocare con la nostra percezione, con i sottili cambiamenti: le sue opere sembrano vibrare e mutare, quando sposti il punto di vista da cui le osservi. La musica fa la stessa cosa: i ritmi cambiano continuamente, in maniera minima, si sovrappongono, si affiancano e s’intrecciano. Ho lavorato sulle coincidenze, elemento fondamentale nel nostro rapporto con l’arte, e ho immesso una serie di suoni registrati da me nel Sud della Francia. Ho letto che Soto ascoltava molto jazz e per qualche tempo si è guadagnato da vivere suonando la chitarra nei locali. Era un amante della musica, lo si percepisce nel suo lavoro. Ma più che al jazz rimanderei il mio pezzo alla musica minimale, che non enfatizza né l’inizio né la fine, ma tende a una musica infinita.

A quali progetti sta lavorando?

Con i Transhuman Art Critics (transhumanartcritics.com), il gruppo audiovisivo di cui faccio parte con Emil Schult (già membro dei Kraftwerk, Ndr), Lothar Manteuffel e Max Dax, stiamo lavorando al nostro primo album, che uscirà nella primavera 2021. Il nome mio e degli altri Transhuman Art Critics è inciso sulla superficie della sonda in viaggio verso il Pianeta Rosso per la spedizione scientifica della Nasa 2020 Mission Perseverance Rover. Su questa sonda sono installati dei microfoni che per la prima volta permetteranno di ascoltare il suono su Marte.

La mostra con le opere di Jesús Rafael Soto e Stephan Spicher è ambientata nel Centro Culturale Il Rivellino all’interno dello spazio denominato «La pancia di Leonardo», l’antico avvolto in pietra che costituiva il basamento di una costruzione bellica identificata come un rivellino, che molti studiosi fanno risalire a un progetto architettonico di Leonardo da Vinci. Lo spazio espositivo è una sorta di project room per progetti speciali, mentre le altre mostre vengono allestite nelle sale white cube dell’edificio adiacente.

Mariella Rossi, 02 maggio 2021 | © Riproduzione riservata

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Dal Rivellino a Marte | Mariella Rossi

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