Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliAntje Rieck al Museo Ettore Fico
Dallo zucchero alle rocce, dal borotalco alle stalattiti, sono molte le cose attorno a noi che nascondono una struttura cristallina, fatta di allineamenti ordinati e simmetrici ripetuti periodicamente. Una disposizione pressoché perfetta alla cui nascita, crescita e proliferazione s’ispirano le ultime opere di Antje Rieck, l’artista tedesca (1970) residente e attiva tra Berlino, Torino e New York cui il Museo Ettore Fico dedica dall’8 luglio al 25 settembre la personale «Stones & Roses» curata da Lalita Salander. Gli spazi del museo torinese diventano le cavità di una miniera inesplorata in cui scoprire cristalli coltivati, preziose concrezioni collocate su un piedistallo per generare piccoli microcosmi capaci di riflettere l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, come nel caso di «SkinnyTable».
In «CrystalGrowingStation», invece, i minerali sono «coltivati» in una stazione futuristica, stipati in contenitori illuminati da fasci di luce che rivelano gli abissi dell’universo e le profondità dell’inconscio. In mostra è anche l’imponente installazione «LightHenge», realizzata lo scorso autunno per l’East River Park di Manhattan. Si tratta di una moderna Stonehenge composta da elementi verticali trasparenti dentro i quali crescono cristalli di ametista, molto amati dalle popolazioni dell’antico Egitto e della Mesopotamia. Al violaceo quarzo Greci e Romani attribuivano il potere di contrastare l’ebbrezza, mentre a conferirgli la proprietà di stimolare la consapevolezza e la conoscenza della realtà trascendente è la cristalloterapia odierna. Attraverso tali opere, insomma, Rieck innesca un processo osmotico che mette l’uomo in contatto con forze invisibili e misteriose, trasformando corpo e materia da limite fisico a brandello di infinito.
Altri articoli dell'autore
In attesa della 32ma Artissima, tredici dialoghi ispirati al pensiero visionario di Richard Buckminster Fuller, per riflettere sul senso di abitare il nostro pianeta, sfidare le consuetudini e abbracciare un futuro di innovazione e responsabilità collettiva
In attesa della 32ma Artissima, tredici dialoghi ispirati al pensiero visionario di Richard Buckminster Fuller, per riflettere sul senso di abitare il nostro pianeta, sfidare le consuetudini e abbracciare un futuro di innovazione e responsabilità collettiva
In attesa della 32ma Artissima, tredici dialoghi ispirati al pensiero visionario di Richard Buckminster Fuller, per riflettere sul senso di abitare il nostro pianeta, sfidare le consuetudini e abbracciare un futuro di innovazione e responsabilità collettiva
L’artista kosovaro ci racconta la genesi di Abetare (un giorno a scuola), l’opera realizzata per la seconda edizione di Radis, nata dai segni incisi su vecchi banchi si scuola dei Balcani e del Piemonte