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Federico Florian
Leggi i suoi articoliRagnar Kjartansson alla Barbican Art Gallery
La Barbican Art Gallery ospita dal 14 luglio al 4 settembre una retrospettiva di Ragnar Kjartansson, classe 1976, islandese di stanza a Reykjavík. Artista noto per le sue performance che incorporano musica e teatro (la sua famiglia è stata da sempre attiva nella scena teatrale islandese), Kjartansson presenta due tra i suoi lavori maggiori. Il primo di questi, «Take me here by the Dishwasher: Memorial for a Marriage» (2014), consiste nella proiezione video di una scena d’amore in soft focus interpretata dai genitori dell’artista. La leggenda familiare vuole che Ragnar fosse stato concepito nel 1975, quando il film da cui è tratta la scena fu girato.
Fulcro dell’opera sono i 10 cantastorie che occupano la galleria strimpellando la chitarra e cantando canzoni d’amore. Una performance ricca di humour e romanticismo, in cui i confini tra arte e vita, realtà e finzione si fanno indefiniti. Il secondo lavoro in mostra è «The Visitors» (2012), una videoinstallazione presentata nel 2013 all’HangarBicocca di Milano: nove schermi giganti mostrano una performance musicale condotta da Kjartansson e dalla sua crew presso la Rokeby Farm in Upstate New York. Il motivo musicale è basato sulla ripetizione ossessiva di un’unica frase («Once again I fall into my feminine ways») per oltre un’ora. Completa l’esposizione il ciclo di 144 dipinti «The End», realizzato nell’arco di sei mesi durante la Biennale di Venezia del 2009. Le tele hanno tutte un unico soggetto (un modello che fuma e beve sullo sfondo del Canal Grande): maniacale operazione di accumulazione, che nasconde un’amara presa in giro della produzione artistica contemporanea.
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