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Un particolare del «Trionfo della morte» di Buonamico Buffalmacco nel Camposanto di Pisa

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Un particolare del «Trionfo della morte» di Buonamico Buffalmacco nel Camposanto di Pisa

Con il Trionfo della Morte concluso il restauro del Camposanto di Pisa

Completati gli interventi sull'ultima scena, opera di Buffalmacco, da giugno tornerà visibile l'intero ciclo

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Laura Lombardi

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Pisa. Dopo oltre un ventennio finalmente si concludono il recupero e la valorizzazione degli affreschi del Camposanto monumentale: il 7 aprile è stato presentato il restauro dell’ultima scena, «Il Trionfo della Morte» dipinto da Buonamico di Martino da Firenze detto Buffalmacco, tra il 1336 e il 1341. A partire dal 17 giugno, giorno della festa di san Ranieri, patrono di Pisa, si potrà ammirare l’intero ciclo riposizionato nella collocazione originaria: una superficie dipinta più estesa della Cappella Sistina.

La decorazione ad affresco del Camposanto, iniziata verso il 1333 da Francesco Traini, prosegue per tutto il Trecento con l’alternarsi di Buonamico Buffalmacco, Taddeo GaddiAndrea BuonaiutiAntonio VenezianoSpinello AretinoPiero di Puccio, per proseguire con Benozzo Gozzoli negli ultimi decenni del Quattrocento ed essere conclusa da Agostino GhirlandaAurelio LomiPaolo Guidotti BorghesiZaccaria Rondinosi tra XVI e XVII secolo. A causare fortissimi danni al ciclo pittorico era stato lo spezzone incendiario generato dallo scoppio di una granata che, il 27 luglio del 1944, si era abbattuto sul tetto ligneo del Camposanto. Il grande calore dell’incendio aveva provocato distacchi e cadute degli intonaci e sciolto le lastre di copertura in piombo che erano colate sulle pareti dipinte, già in precario stato di conservazione. La protezione e lo strappo delle superfici dipinte era stata subito messa subito in atto, anche se con pochi mezzi, sotto la direzione dall’allora soprintendente Piero Sampaolesi e nella fitta squadra di restauratori all’opera aveva lavorato anche Leonetto Tintori.

I restauri proseguirono fino alla fine degli anni Settanta ma, nonostante l’impegno profuso, alcune scelte, come quelle di incollare gli affreschi su pannelli di eternit facendo uso di caseina, crearono altri problemi, quali la formazione di muffe e la perdita di tenuta come collante. Nel frattempo le sinopie e gli affreschi furono via via accolti ed esposti nelle gallerie del Camposanto, secondo la decisione della commissione di cui fecero parte, tra gli altri, Cesare BrandiMatteo MarangoniUgo ProcacciEnzo Carli Mauro Pelliccioli.

Nel 1986-87 si cominciò a valutare un progetto di recupero e valorizzazione del Camposanto che prese però il via solo anni dopo con la Direzione dei Lavori affidata a Antonio Paolucci (succeduto a Umberto Baldini), Antonino Caleca e  Clara Baracchini, allora soprintendente, mentre ora è Andrea Muzzi . Il riposizionamento degli affreschi ha avuto inizio nel 2005 e del ciclo di Buffalmacco mancava solo «Il Trionfo della morte», essendo già stati ricollocati le «Storie degli Anacoreti» nel 2014, «L’inferno» nel 2015 e «Il Giudizio Universale», nel 2017. Il «Trionfo della morte » è la scena più vivida nell’immaginario collettivo: un’allegra brigata di giovani cavalieri accompagnati dalle loro dame, incontrano improvvisamente nel bosco tre tombe scoperchiate con tre cadaveri in diverso stato: il primo ancora gonfio per i gas della decomposizione, il secondo un cadavere mummificato, il terzo già uno scheletro. A destra della scena vediamo invece la Morte, grande falciatrice ai cui piedi è un groviglio di corpi indistinti, perché siamo tutti uguali davanti alla morte.

L’intervento, svolto ad opera delle maestranze dell’Opera della Primaziale Pisana sotto la Direzione lavori presieduta da Antonio Paolucci e la supervisione dei capi restauratori Carlo Giantomassi e Gianluigi Colalucci (autore dell’intervento nella Cappella Sistina) si è articolato in più fasi, nel corso delle quali sono state messe a punto tecniche nuove: tra queste l’eliminazione della caseina degradata, causa di rigonfiamenti, crepe e perdite di strato pittorico, tramite l’azione di batteri mangiatori, secondo il sistema innovativo messo a punto dal microbiologo Giancarlo Ranalli dell’Università del Molise.

Per ovviare ai forti problemi di umidità nel Camposanto, dove si registra una forte escursione termica giornaliera, la Direzione lavori ha studiato, con Paolo Mandrioli dell’Isac Cnr di Bologna, Roberto Innocenti di Firenze e Giuseppe Bentivoglio(responsabile dell’ufficio tecnico dell’Opera della Primaziale), un sistema di retroriscaldamento degli affreschi ricollocati in parete che ne innalza la temperatura superficiale di 2-3 gradi sopra la temperatura dell’ambiente scongiurando dannosi fenomeni di condensa. Il sistema consiste in teli scaldanti in poliestere con resistenze elettriche in fibre di carbonio prodotti dalla Termotex di Treviso. I filamenti di carbonio dei teli sono alimentati da corrente continua, quindi a basso assorbimento, e il sistema è gestito in diretta da un software che monitora ogni dieci minuti i valori di temperatura e umidità relativa: quando le due curve di temperatura e umidità tendono ad avvicinarsi scatta il sistema. L’intervento sul ciclo del Camposanto munumentale è stato definito da Antonio Paolucci l’«ultimo grande restauro di superfici dipinte che si fa in Italia. La cappella Sistina dei pisani».

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Laura Lombardi, 09 aprile 2018 | © Riproduzione riservata

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