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«Mine» (2022) di Monica Bonvicini, Cortesia dell’artista e della Galleria Raffaella Cortese, Milano © Monica Bonvicini and VG Bild-Kunst, Foto di Jens Ziehe

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«Mine» (2022) di Monica Bonvicini, Cortesia dell’artista e della Galleria Raffaella Cortese, Milano © Monica Bonvicini and VG Bild-Kunst, Foto di Jens Ziehe

Citazioni allo specchio

Nella terza personale di Monica Bonvicini da Raffaella Cortese opere inedite ispirate alle scrittrici

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

«Pleasant»? Per nulla. Le opere che Monica Bonvicini espone con questo titolo nella sua terza mostra alla Raffaella Cortese Gallery (dal 30 marzo al 6 agosto), sono tutt’altro che piacevoli, confortanti, carezzevoli.

Perché né confortante né carezzevole è il suo approccio alla vita e all’arte; se mai, da sempre, acutamente critico nei confronti delle consuetudini e degli stereotipi di una società in cui non si riconosce e che combatte duramente dal fronte di un femminismo rigoroso.

Veneziana di nascita (nel 1965) ma formata fuori d’Italia, tra Berlino e Valencia, e dal 2003 docente a Vienna e poi a Berlino, dove vive e lavora, nel 1999 Bonvicini ha meritato il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, primo di una serie di riconoscimenti internazionali che hanno portato le sue mostre nei più importanti musei ed esposizioni internazionali di arte contemporanea.

A Milano occupa con i suoi lavori i tre spazi della galleria, approfondendo la sua indagine sul linguaggio, sulla poesia e sullo spazio e sempre muovendosi in un’ottica femminista. Il nucleo centrale della mostra si compone di una serie di nuovi lavori: specchi sui quali Bonvicini ha tracciato citazioni di scrittrici come Amelia Rosselli, Lydia Davis, Diana Williams, Natalie Diaz, che narrano di dinamiche domestiche e familiari avvelenate.

Scritte sulla superficie specchiante, le frasi, urticanti, si accampano sullo sfondo dell’ambiente circostante riflesso dallo specchio, e s’intersecano le une con le altre in un reciproco rispecchiamento che ne amplifica e intreccia le voci. I colori prescelti per le parole sono tratti dalla fotografia scattata nel 1939 da Gisele Freund a Virginia Woolf, una delle ultime della scrittrice, che due anni dopo avrebbe posto fine alla sua vita: un ritratto severo e toccante al tempo stesso, con la scrittrice assorta, il lungo bocchino fra le dita, in compagnia di libri e fiori sfatti. Il tutto, immerso in colori tenui e polverosi. Con gli specchi, a completare il percorso della mostra, è un gruppo di sculture mai esposte prima.

«Mine» (2022) di Monica Bonvicini, Cortesia dell’artista e della Galleria Raffaella Cortese, Milano © Monica Bonvicini and VG Bild-Kunst, Foto di Jens Ziehe

Ada Masoero, 29 marzo 2022 | © Riproduzione riservata

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