Che senso ha il ritorno di Franceschini
Il ministro nega di voler fare una «contro controriforma» ma ha l’obiettivo di completare quanto aveva iniziato

La nomina di Dario Franceschini, di nuovo alla testa del Ministero dei Beni culturali, ha portato due immediate, importanti novità: primo, il Mibac riguadagna la delega al Turismo che era passato al Ministero delle Politiche Agricole (anche se per ora conserva ufficialmente l’acronimo Mibac senza la «t» finale); secondo, Franceschini è subito intervenuto sulla «riorganizzazione» del Ministero, cioè sulla riforma Bonisoli, e ha deciso di sospendere e congelare decreti e provvedimenti firmati dal suo predecessore «in extremis» alla vigilia di Ferragosto, in chiusura del Governo giallo-verde.
Con quei provvedimenti Bonisoli aveva cercato di mettere al sicuro una parte fondamentale della sua riforma: limitano di fatto l’autonomia dei 30 grandi musei abolendo i loro Consigli d’Amministrazione e trasferendo a Roma alcune delle facoltà decisionali dei direttori. Vengono anche declassate, togliendo
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