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Che cosa succede ai musei della giunta Raggi

Federico Castelli Gattinara

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Dati positivi per i musei civici della capitale: 21 istituzioni tra grandi e meno grandi, con 9 piccoli musei gratuiti ormai da alcuni anni, tra cui perle come il Napoleonico, il Canonica e il Barracco; gli altri gratuiti solo la prima domenica del mese. Crescono complessivamente i visitatori, con +4,6% nei musei a pagamento e +12,9% nei gratuiti (dati del 2016 sull’anno precedente). «Stiamo valutando la fattibilità di bilancio per estendere la gratuità a tutti i musei civici per i cittadini residenti nella Città Metropolitana», promette il vicesindaco e assessore alla Crescita culturale Luca Bergamo. Un calcolo di spesa (si tratta di quasi il 30% della bigliettazione) che arriverà «entro fine anno», ci dice.

Per il resto, in controtendenza con il passato, in tutte le municipalizzate torneranno i già vituperati consigli d’amministrazione, a partire da Zètema, la società partecipata al 100% da Roma Capitale che opera nel settore cultura. Dopo 19 anni, alla scadenza del suo mandato, lo storico amatissimo presidente e ad Albino Ruberti ne lascia la guida. Tramite bando pubblico sono oltre 300 le candidature per il nuovo cda, che sarà scelto entro giugno e sarà composto da tre persone. Del resto «l’amministratore unico nelle aziende pubbliche è illogico, è il convincimento di Bergamo, perché quelle società devono pensare prioritariamente alla qualità e all’efficacia dei servizi, non a fare soldi».

I numeri comunque sono incoraggianti, i dati del primo quadrimestre 2017 registrano un boom di entrate (+20,14%), tanto da far sperare di raggiungere la quota complessiva di due milioni di visitatori nei musei civici nell’anno in corso. Decisamente positivo è il ritorno per tutte le municipalizzate dei contratti di servizio triennali per poter ipotizzare una seppur minima programmazione, che manca da tempo. Inoltre, «a breve, ha garantito Bergamo, partirà il contratto di servizio per l’Azienda speciale Palaexpo, che dal gennaio 2018 includerà anche le due sedi del Macro». 

In realtà al momento di andare in stampa di settimane ne sono già passate oltre tre, ma pare comunque che il contratto sia imminente. Il famoso Polo del contemporaneo, nato con la «deliberazione 126» approvata lo scorso Natale, è uno degli snodi della nuova offerta culturale della giunta Cinquestelle. Offerta che per ora fatica a delinearsi. Il nuovo cda di Palaexpo, almeno nelle intenzioni, nascerà con un mix di competenze, «in cui arte contemporanea e scienza dialogheranno in modo serrato».

Il Macro, oltre alle mostre, dovrebbe diventare un luogo di «produzione artistica e partecipazione, riprendendo alcuni meccanismi del Maam», l’ex salumificio Fiorucci in via Prenestina occupato nel 2009 e diventato in seguito il Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz. La filosofia di Luca Bergamo, sposata dalla Giunta ma di cui per ora non si vedono i risultati, è incentrata sulla partecipazione e l’allargamento della fruizione attraverso stimoli continui, creatività e suggestioni diffuse in tutta l’area metropolitana.

Molte idee sono state messe in campo, tra cui un progetto tecnologico di realtà aumentata al Circo Massimo (dopo i fortunati «Viaggi nell’Antica Roma» di Piero Angela e Paco Lanciano e «L’Ara com’era»), pillole di musica e teatro in pausa pranzo nei musei a ingresso gratuito, aperture serali il sabato sera ai Musei di Villa Torlonia, il contest «Museum Social Club» aperto ai giovani artisti (18-30 anni) e così via. Entro l’autunno la Sala delle Colonne della Centrale Montemartini sarà riallestita, con un nuovo spazio per mostre temporanee, mentre proseguono i lavori a Palazzo Caffarelli in vista della grande rassegna sulla Collezione Torlonia a fine 2018.

Federico Castelli Gattinara, 12 luglio 2017 | © Riproduzione riservata

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