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Federico Florian
Leggi i suoi articoliLo prevede una delle opere esposte alla Biennale: 73 artisti sul tema del futuro
Un certo sapore futuristico pare caratterizzare la Biennale d’arte contemporanea di Sydney del 2016, aperta dal 18 marzo al 5 giugno, il cui titolo, una citazione dall’autore di fantascienza William Gibson, recita: «The future is already here» (Il futuro è già qui). Come dichiara il direttore artistico Stephanie Rosenthal, capo curatore della Hayward Gallery di Londra, «una delle idee chiave di questa Biennale è come la distinzione tra realtà fisica e virtuale sia diventata sempre più elusiva».
Riunendo i lavori di 73 artisti (molti dei quali provenienti da Paesi della regione pacifico-asiatica, come Taiwan, Giappone, Singapore e Corea del Sud), la rassegna è distribuita in sei sedi principali, definite «ambasciate del pensiero» (Cockatoo Island, Art Gallery of New South Wales, Artspace, Museum of Contemporary Art Australia, un piccolo bookshop e la ex stazione dei treni Mortuary Station), alle quali si aggiungono «località di mezzo» nell’area urbana di Sydney, che ospitano performance e installazioni concepite per l’occasione. Tali «in-between location», continua Rosenthal, «ricoprono un ruolo centrale in questa Biennale, in relazione ai temi dell’interazione dell’uomo con il mondo digitale e delle connessioni tra politica e strutture finanziarie del potere».
Cockatoo Island ospita l’«Ambasciata del Reale», nella quale artisti come Michele Abeles, Korakrit Arunanondchai, boychild, Cécile B. Evans e Camille Henrot esplorano le dinamiche percettive della realtà nell’epoca digitalizzata. Qui l’installazione dell’artista coreana Lee Bul occupa gli edifici dell’ex cantiere navale con un grandioso e surreale paesaggio urbano. Carriageworks, invece, è la sede dell’«Ambasciata della Sparizione», focalizzata sui temi dell’assenza e della memoria: in «Guernica in Sand», l’artista di Taiwan Lee Mingwei riproduce con la sabbia le linee esatte che compongono il capolavoro di Picasso, invitando i visitatori a calpestarle e ad alterarle, in una riflessione sui cicli di distruzione e ri-creazione.
Un’ultima menzione va alla Mortuary Station, vecchia stazione vittoriana utilizzata esclusivamente per scopi funebri, ora sede dell’«Ambasciata della Transizione»: tra gli artisti qui in mostra il londinese Marco Chiandetti e la taiwanese Charwei Tsai.
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