Il Botticelli della Courtauld Gallery di Londra dopo il restauro © The Courtauld. Foto © David Levene

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Il Botticelli della Courtauld Gallery di Londra dopo il restauro © The Courtauld. Foto © David Levene

Botticelli punta di diamante del Courtauld

La galleria riapre e valorizza la pala della Trinità, dal cui restauro sono emerse scoperte sorprendenti

Alison Cole

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Riapre il 19 novembre la Courtauld Gallery, dopo tre anni di modernizzazione firmati Witherford Watson Mann. Uno dei punti forti è la presentazione nelle Blavatnik Fine Rooms al secondo piano della pala d’altare del Botticelli: «La Trinità con i santi Maria Maddalena e Giovanni Battista» (1491-94), una delle opere più significative del maestro conservate in Gran Bretagna, in restauro dal 2018. Nonostante l’indiscutibile qualità, le dimensioni imponenti e l’interessante iconografia aveva ricevuto scarsa attenzione da parte del pubblico britannico per le condizioni in cui versava: i suoi luminosi colori a tempera all’uovo erano sepolti sotto una scurita vernice gialla e la composizione era compromessa dalle crepe della tavola in pioppo.

Ora, al termine dell’intervento diretto dal capoconservatore Graeme Barraclough, lo si può apprezzare in una cornice progettata ad hoc. Gli studi intrapresi durante il restauro hanno gettato luce sia sulla bottega fiorentina di Botticelli durante gli anni ’70, ’80 e ’90 del XV secolo, sia sull’attribuzione. Il dipinto è stato a lungo associato al Convento di Sant’Elisabetta delle Convertite a Firenze, che accoglieva prostitute pentite. Questo spiega l’attenzione su Maria Maddalena, patrona del convento, e Giovanni Battista, patrono della città.

La Santissima Trinità, al centro della composizione, è presentata come una visione della Maddalena penitente. Data l’importanza iconografica dei due santi, i cui abiti di pelliccia si riferiscono ai lunghi periodi trascorsi nel deserto, si supponeva che Botticelli li avesse realizzati in prima persona e le analisi all’infrarosso hanno confermato questa ipotesi rilevando piccoli aggiustamenti delle mani e degli occhi della Maddalena, che ha una stretta somiglianza con l’aspra e toccante scultura in legno della santa realizzata da Donatello nel 1453-55.

Durante il restauro è emersa anche la cintura. «Nonostante ciò, spiega Scott Nethersole, specialista del Rinascimento italiano alla Courtauld, è ancora molto difficile capire le tante incongruenze stilistiche tra la figura della Maddalena e quella di san Giovanni». A suo giudizio la pala d’altare deve aver visto la luce negli anni ’70 del XV secolo, con alcune figure ridipinte e altri passaggi poi realizzati negli anni ’80 e ’90. Una buona parte dell’esecuzione dell’opera si deve alla bottega di Botticelli, a partire dalla serie di teste d’angelo dipinte in modo abbastanza debole e veloce, pur considerando che sono andati perduti alcuni dei ricchi smalti.

Sorprendente per la notevole differenza di dimensioni l’inclusione del piccolo duo di Tobia e l’Angelo in primo piano, protagonisti di una scoperta sorprendente. In origine le figure erano perfettamente in scala e occupavano un paesaggio lontano in basso a destra ai margini della mandorla della Trinità. «Abbiamo sempre saputo che Tobia e l’Angelo erano stati spostati, spiega Nethersole. Sapevamo che c’era un disegno sottostante delle due figure originali, ma non che fossero state completamente dipinte. Presumo che possano essere state realizzate dall’assistente Filippino Lippi». Nella nuova versione del duo in primo piano, una posizione solitamente riservata ai ritratti dei donatori, le figure sono state girate per dare maggior risalto all’arcangelo Raffaele. Sono eseguite con incredibile finezza, probabilmente dipinte dallo stesso Botticelli alla fine della realizzazione dell’opera e sicuramente dovevano avere molta importanza per il committente.

L’intervento sulla struttura lignea finanziato dal Bank of America Art Conservation Project ha rimediato ai problemi causati dall’aggiunta nell’Ottocento di listelli sul retro nel tentativo di rafforzare il pannello deformato e spaccato. Gli studiosi sapevano che sul retro la pala conservava disegni dell’epoca, ma i listelli li avevano in buona parte nascosti. Ora possono essere interpretati come disegni di massima per una cornice di tabernacolo, il che suggerirebbe che la struttura architettonica sia stata progettata nello stesso momento in cui veniva dipinta la tavola. C’è anche un piccolo crocifisso abbozzato.

La rimozione della cornice non coeva ha anche rivelato fogliame sul bordo inferiore della tavola che recupera il primo piano e lo sfondato prospettico. Gli aggiustamenti del modo in cui la composizione di figure si presentava rispetto al paesaggio ne hanno fatto uno spazio impossibile. Ad esempio, il braccio superiore sinistro della croce è stato spostato davanti allo sperone roccioso. Nethersole ipotizza che questo paesaggio sia volutamente «irrazionale» per enfatizzare l’aspetto visionario del soggetto. L’opera figurerà alla Courtauld come Botticelli e bottega. «È un genere di opera che nel XV secolo sarebbe stata accettata come Botticelli, ma per i criteri del XXI secolo non è un Botticelli a pieno titolo», spiega. I risultati del restauro saranno oggetto di una mostra nel 2023.

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Il Botticelli della Courtauld Gallery di Londra dopo il restauro © The Courtauld. Foto © David Levene

Alison Cole, 18 novembre 2021 | © Riproduzione riservata

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Botticelli punta di diamante del Courtauld | Alison Cole

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