Belvedere al femminile: Louise Bourgeois e Renate Bertlmann

L’opera pittorica della scultrice francese e la più completa retrospettiva in patria dell’artista austriaca

«La sposa. Matrimonio piccolo borghese» (1973) di Renate Bertlmann
Flavia Foradini |  | Vienna

Era dal 2005 che a Louise Bourgeois non veniva più dedicata una personale in Austria. Il Belvedere colma la lacuna, proponendo una vasta mostra che per la prima volta in Europa si concentra da un lato sull’opera pittorica dell’artista franco-americana, compresa fra il 1938 e il 1949, e dall’altro offrendo anche un ampio ventaglio di sculture e grafica dall’ultima fase produttiva: «Un dialogo che mette in luce come l’artista abbia sviluppato il suo inconfondibile lessico artistico e i suoi contenuti già nella sua fase pittorica», spiegano le curatrici Johanna Hofer e Sabine Fellner.
«Confrérie» (1940 circa) di Louise Bourgeois
Realizzata in stretta collaborazione con The Easton Foundation, che gestisce il lascito dell’artista, e aperta fino al 28 gennaio 2024 col sottotitolo «Resoluta resistenza», la mostra si snoda attraverso una sessantina di dipinti, perlopiù esposti raramente. Nella patria della psicanalisi una sezione del percorso è dedicata all’influsso della scienza dell’inconscio su Bourgeois, grazie a annotazioni, appunti, diari.
«Ex-voto» (1985) di Renate Bertlmann
In parallelo all’iniziativa dedicata a Bourgeois, il Belvedere omaggia un’artista austriaca caratterizzata da uno sguardo altrettanto attento alle tematiche femminili e femministe: Renate Bertlmann, attiva soprattutto negli anni Settanta e Ottanta nel contesto di colleghe come VALIE EXPORT, Martha Wilson o Birgit Jürgenssen o ancora degli azionisti viennesi.
«Femme Maison» (1946-47) di Louise Bourgeois
La mostra, aperta fino al 3 marzo 2024 col sottotitolo «Fragili ossessioni», è la retrospettiva finora più esaustiva di Bertlmann in Austria. Nella selezione di opere a cura di Luisa Ziaja centrale è l’altare del 1979 «Wann werden uns die Theologen endlich etwas von Zärtlichkeit erzählen» («Quando i teologi si decideranno a narrarci qualcosa sulla tenerezza») che, in analogia con una scena di crocifissione, ha come fulcro l’artista stessa e mette in discussione il ruolo della Chiesa e della religione nelle relazioni di genere.

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